Lo chiamavano la Foquinha, la piccola foca (che dio la benedoca, direbbero i simpatici).

Lo chiamavano così perché amava portarsi il pallone alla testa e superare l’avversario palleggiando.

Un gesto tecnico unico, irridente, che ha fatto sì che gli avversari lo prendessero di mira, con entrate scomposte che – oltre alla naturale predisposizione agli infortuni – hanno minato la sua carriera.

E soltanto 19enne costrinse un avversario – il difensore dell’Atletico Mineiro Dyego Coelho – ad abbatterlo per fermarlo, scatenando poi una clamorosa rissa (per una squalifica record da 10 giornate per Coelho).

Lui – la Foquinha – è Kerlon Moura Souza.

Classe ’88 brasiliano, è cresciuto nelle giovanili del Cruzeiro e proprio i tifosi della compagine di Belo Horizonte gli hanno affibbiato il soprannome (che continua a rivendicare, se è vero che lo si può leggere nel suo profilo Instagram).

Fantasista brevilineo (167 centimetri x 66 kg), sembrava destinato ad un gran futuro, ché uno con un estro così non può che avere una gran carriera (sappiamo bene, in realtà, che non è così)

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In realtà, in decine d’anni tra i professionisti in giro per il mondo (è passato dall’Italia – acquistato da Chievo e Inter assieme, dall’Olanda, dagli Stati Uniti, dal Giappone, da Malta e infine ha concluso la propria carriera nemmeno 30enne in Slovacchia) ha messo assieme ben poche gare, per reiterati problemi al ginocchio.

Come ci racconta Wikipedia, ad appena 20 anni è stato operato per la ricostruzione dei legamenti crociati dal medico di fiducia dell’Inter, il professor Benazzo.

Ma in seguito sarà costretto a svariati altri interventi, fino al ritiro nel 2017 per i troppi infortuni.

Cosa fa la Foquinha oggi?

Costretto al ritiro nemmeno 30enne, ha deciso di rimanere nel mondo del calcio, per dedicarsi alla formazione delle giovani leve.

In tal senso, ha lavorato per l’accademia Olé Soccer negli Stati Uniti prima di fondare la propria Seal Soccer Academy (con doveroso riferimento alla foca).

Quello di vivere negli States, era un sogno espresso già nel settembre del 2014, quando si allenò per un periodo con gli Atlanta Silverbacks:

“Ho sempre avuto il sogno e l’intenzione di giocare negli Stati Uniti, che sia in MLS o in NASL, mi piace molto il paese, voglio davvero essere qui, perché sono più vicino al Brasile”.

Adesso continua a vivere il sogno americano, assieme alla moglie e a due figli, con cui spesso posta foto sulle reti sociali.

Di admin

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