Storia, testo e impatto emotivo dell’inno UEFA più celebre: quello della Champions League, composto nell’ormai lontano 1992.
Ogni appassionato di calcio sa che prima del fischio d’inizio di una partita di Champions League c’è un momento che mette tutti in silenzio, sebbene per pochi istanti: il rintocco maestoso dell’inno ufficiale UEFA. In quei secondi sospesi, lo stadio si trasforma, i giocatori trattengono il respiro e i tifosi si preparano ad accompagnare l’ultima parola — “The Champions” — con un grido corale.
In qualche forma, per le squadre che partecipano alla competizione specialmente dopo percorsi accidentati per qualificarsi, quella parola – quella singola parola – simboleggia il coronamento di un sogno, di un percorso: si è giocato un’intera stagione (la precedente) per poter sentire una semplice parola che rappresenta l’elite del calcio. The Champions.
The Champions (League), la storia dell’inno
L’inno, composto nel 1992 dal britannico Tony Britten, è ispirato all’opera “Zadok the Priest” di Georg Friedrich Händel, creata per l’incoronazione di Giorgio II nel 1727. L’UEFA aveva incaricato Britten di ideare una composizione che simboleggiasse la solennità e la grandezza del nuovo torneo, destinato a sostituire la Coppa dei Campioni.
L’inno si distingue non solo per la sua carica emotiva e orchestrale, ma anche per l’utilizzo delle tre lingue ufficiali dell’UEFA: inglese, francese e tedesco. Il brano completo dura circa tre minuti ed è eseguito dalla Royal Philharmonic Orchestra con il coro della Academy of Saint Martin in the Fields. Tuttavia, allo stadio viene normalmente trasmesso solo il ritornello, diventato nel tempo il simbolo sonoro della competizione.
L’UEFA stessa lo definisce “quasi iconico quanto il trofeo” (in effetti, l’unica cosa che supera in emozione il suono dell’anthem è il poter sollevare la coppa dalle grandi orecchie al cielo).
Testo dell’inno della Champions League: versione integrale (con traduzione)
Ce sont les meilleures équipes
— Sono le squadre migliori
Es sind die allerbesten Mannschaften
— Sono le squadre assolutamente migliori
The main event
— L’evento principale
Die Meister
— I campioni
Die Besten
— I migliori
Les grandes équipes
— Le grandi squadre
The champions
— I campioni
Une grande réunion
— Un grande incontro
Eine große sportliche Veranstaltung
— Un grande evento sportivo
The main event
— L’evento principale
Die Meister
— I campioni
Die Besten
— I migliori
Les grandes équipes
— Le grandi squadre
The champions
— I campioni
Ils sont les meilleurs
— Sono i migliori
Sie sind die Besten
— Sono i migliori
These are the champions
— Questi sono i campioni
Die Meister
— I campioni
Die Besten
— I migliori
Les grandes équipes
— Le grandi squadre
The champions
— I campioni
Nelle trasmissioni televisive ufficiali, il testo viene leggermente modificato nella parte iniziale, pur mantenendo invariata la melodia:
Ils sont les meilleurs
Sie sind die Besten
These are the Champions
Die Meister
Die Besten
Les grandes équipes
The champions
Un inno che scuote gli stadi… letteralmente
L’impatto emotivo dell’inno non è solo simbolico (del valore simbolico, d’altra parte, ne abbiamo appena parlato): in alcune occasioni si è manifestato in modo sorprendentemente concreto. È accaduto, ad esempio, il 28 settembre 2016, in occasione del match Napoli–Benfica allo stadio San Paolo (oggi Stadio Diego Armando Maradona). Alle ore 20:45, nel momento in cui risuonavano le note dell’inno UEFA, il boato dei 42.000 tifosi presenti fu talmente potente da essere registrato dall’Osservatorio Vesuviano.
Il centro, che monitora l’attività sismica del Vesuvio, riportò sul proprio sito ufficiale un dato inedito: l’urlo collettivo fu percepito come una lieve scossa tellurica, tanto da far tremare i vetri in alcune zone della città. Un episodio che ha assunto un valore simbolico, a testimonianza di quanto profondamente l’inno sia radicato nel vissuto emotivo dei tifosi.
Il Napoli, trascinato da quell’energia, entrò in campo con una determinazione feroce, segnando quattro gol in un’ora e travolgendo il Benfica. In quella serata, la “musichetta” — come molti la chiamano con affetto — fece letteralmente tremare la terra.