Con l’esplosione di casi di contagio giunta in Italia insieme alla variante Omicron, ci si prepara a nuove limitazioni agli stadi: ma come funziona in Inghilterra e Spagna?

Tutti noi in questi giorni ci stiamo confrontando con una nuova diffusione a macchia d’olio della pandemia di Covid. La nuova ondata dalle nostre parti è giunta nel mese di dicembre, condizionando le feste natalizie e riportando il timore del contagio  nelle nostre case. Il covid ha colpito anche i calciatori, in Serie A sono ben 53 quelli risultati positivi al Coronavirus e all’estero ci sono stati contagiati illustri come Leo Messi. La diffusione del contagio ha spinto il governo a prendere delle misure restrittive che influiranno anche sulla presenza sugli spalti dei tifosi. La capienza massima degli stadi è stata infatti abbassata al 50% e ci sono già stati casi di partite in cui le società saranno costrette a rimborsare i biglietti ad un terzo degli acquirenti. Oltre la capienza verrà richiesta una disposizione a scacchiera dei tifosi per un’occupazione dello spazio che permetta il distanziamento e l’obbligo di indossare per tutto l’incontro la mascherina FFP2.

Se in Italia ci sono delle precauzioni stringenti, lo stesso non si verifica in Inghilterra. La Premier League non si è fermata nemmeno quest’anno per le festività e nonostante in Gran Bretagna ci sia una media settimanale di 192 mila contagi al giorno, per quanto riguarda gli stadi non ci sono limitazioni. Basta guardare una partita qualsiasi per accorgersi che i tifosi sono tutti ammassati e senza mascherina. Non solo, a differenza di quanto accadeva fino all’anno scorso, da quest’anno è stato concesso ai tifosi di seguire la partita in piedi. Anche in Spagna non ci sono limiti di occupazione della struttura, tuttavia i tifosi sono obbligati ad indossare una mascherina FFP2.

Di scapa

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