In un’intervista concessa al ‘The Guardian’, Thiago Alcantara confessa di non apprezzare il calcio “industrializzato” di oggi, poiché sta togliendo essenza e magia allo sport.

Le parole di Thiago Alcantara nell’intervista concessa al ‘Guardian‘ rispecchiano la mia visione del calcio. Lo spagnolo, giocatore dalla tecnica sublime come gran parte di quelli che escono dalla cantera del Barcellona, ha spiegato come al giorno d’oggi tutto sia calcolato alla perfezione e anche nei settori giovanili si punti prima di tutto a creare l’atleta prima che il calciatore. Si tratta di una logica conseguenza di un sistema ormai divenuto imponente e che, dato il quantitativo di investimenti che veicola, necessita di regole ferree e di programmazione. Se da un lato “L’industrializzazione” del calcio ha permesso di vedere partite più veloci e un gioco sempre più spettacolare dal punto di vista del ritmo, dall’altro ha tolto qualcosa alla creatività che ha caratterizzato alcuni dei più grandi calciatori della storia.

Non che adesso i calciatori siano tutti meno tecnici o che non esistano quelli con una cifra tecnica di primissimo ordine, ma è pur vero che c’è sempre meno spazio per la giocata individuale e la maggiore velocità unita alla maggiore fisicità ha reso desuete figure tattiche come il trequartista. Oggi giocatori con una tecnica sublime, ma una maggiore lentezza di esecuzione o un fisico meno prestante. Thiago, dopo aver spiegato le differenze tra le varie scuole di calcio europee (quella spagnola più tecnica, quella italiana più tattica, quella inglese più improntata alla velocità d’esecuzione e quella francese più incentrata sul singolo) dice: “La cifra del ’10’ è quasi scomparsa. Vediamo meno magia, meno fantasia. Perdi quel giocatore che è diverso, che ‘respira’; il trequartista che era più lento, anche se aveva una tecnica sublime, non ha l’opportunità. È come qualsiasi cosa nella vita: adattamento”.

Riflettendo su questa perdita di magia, il centrocampista del Bayern ammette: “Ho quella mentalità da ‘odio il calcio moderno’, ho un atteggiamento più classico”. Si riferisce sia a quanto detto prima che all’introduzione del Var, verso il quale è decisamente contrario: “Toglie l’essenza. Noi sbagliamo quando giochiamo, anche gli arbitri devono sbagliare. Molti momenti mitici non esistono con il Var”. Alcantara si riferisce a momenti che hanno segnato la storia del calcio come il gol non gol dell’Inghilterra che ha permesso la vittoria del mondiale, o a quello di mano di Maradona nell’86 contro l’Inghilterra, momenti diventati iconici che con l’impossibilità di sbagliare non sarebbero esistiti.

Di scapa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *