Nato a Palermo l’8 agosto del 1988, Salvatore Foti ha tutto per essere un predestinato.

Una statura importantissima (è alto oltre il metro e novanta) e una rapida ascesa nei settori giovanili (che tendono a prediligere giocatori così strutturati): dapprima Acireale (sull’altra costa siciliana), quindi Venezia e Sampdoria – che lo rileva dalla squadra lagunare in seguito al fallimento del 2005.

L’8 gennaio 2006, quindi, l’esordio in serie A e il 12 febbraio contro il Messina la sua prima (e ultima) rete in serie A.

Come spesso accade per chi segna da giovanissimo tra i grandi (specialmente nel caso di un attaccante) i paragoni si sprecano: nel suo caso specifico, data la struttura fisica, viene soprannominato il nuovo Ibra.

E così il nuovo Ibra inizia a girare l’Italia in prestito: Vicenza, Messina, Treviso, Piacenza, Empoli, Brescia.

Nel 2012, quindi, la sua (mezza) stagione più importante: in Prima Divisione al Lecce realizza 8 reti nel girone d’andata ma i problemi fisici (e in particolar modo per un’ernia al disco, sebbene Wikipedia parli di problemi al ginocchio) lo limitano e a soli 24 anni sembra agli sgoccioli della carriera.

La condanna definitiva arriva a causa di un errore medico, come racontato dallo stesso Foti e riportato da Goal.com:

“Trascorro l’estate 2013 da svincolato e con l’idea di risolvere una volta per tutte il problema che mi impedisce di fare ciò che più mi piace, ad ottobre mi sottopongo a un intervento chirurgico ma, dopo il periodo di riposo la rigidità e il dolore non sono affatto scomparsi. Provo a stringere i denti ed accetto di firmare con il Chiasso che mi vede giocare in partitella e mi sottopone subito un biennale.

La realtà è che però per colpa di un errore medico io una seduta di allenamento completa non posso più sostenerla: anche adesso a causa dei 192 centimetri d’altezza se gioco con mia figlia troppo a lungo devo piegarmi e fermarmi per il fastidio che accuso. Fra una seduta di fisioterapia e un consulto in diversi mi prospettavano l’eventualità che non sarei più stato in grado di fare il calciatore, diventata poi una certezza. È stata una brutta botta perché anche se ero preparato la speranza è l’ultima a morire”.

Al Chiasso, dove sarebbe stato allenato Zambrotta, non arriva nemmeno ad esordire e per lui è addio al calcio giocato.

Salvatore Foti dopo il ritiro, le esperienze con Giampaolo prima di essere chiamato da Mou

È Marco Giampaolo che decide di arruolarlo com collaboratore tecnico, a partire dall’estate del 2016: il tecnico nato in Svizzera da famiglia abruzzese allena la Sampdoria e in terra blucerchiata Foti è di casa. Sarà suoi collaboratore per tre anni a Genova, per poi seguirlo (quel poco che Giampaolo rimarrà alla guida del Milan) a Milano e (anche in questo caso con esonero) a Torino.

Il capodanno del 2022 è quindi l’anno della svolta professionale: Mourinho allena la Roma e, terminato il rapporto con Joao Sacramento, lo sceglie come suo vice.

Complice il carattere fumantino del tecnico lusitano (con il quale scambia spesso parecchie impressioni, le telecamere a bordo campo quando gioca la Roma ce lo mostrano) Foti fa parecchia esperienza da allenatore in prima (complessivamente otto gare in una stagione e mezzo) e, a sua volta, mette in mostra un carattere abbastanza sopra le righe, ottenendo una squalifica di 25 giorni dopo Roma-Cremonese 1-2 di Coppa Italia, tra espressioni blasfeme e minacce all’arbitro.

Nel gennaio 2023 ha ottenuto a Coverciano la qualifica da allenatore UEFA per poter allenare selezioni giovanili, squadre femminili e le prime squadre fino alla serie C: solo il primo step di una lunga carriera da tecnico?

Di admin

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