Il sogno dell’Atalanta di alzare il primo trofeo di questo straordinario ciclo è rimandato all’anno prossimo. I Bergamaschi possono recriminare sugli episodi e sul calo del secondo tempo.

Partiamo dal presupposto che la Juventus ha meritato nel secondo tempo di vincere la partita e che quindi – dato il risultato di 1-1 alla fine della prima parte dell’incontro – i bergamaschi hanno perso per un interpretazione sbagliata della seconda frazione di gioco. La prima cosa su cui devono recriminare gli atalantini e il loro allenatore Giampiero Gasperini è proprio sulla mancanza di grinta con cui hanno affrontato la seconda parte della finale: è sembrato come se le gambe avessero ceduto proprio nel momento in cui si avvicinava il sogno di alzare un trofeo. E’ stato un crollo psicologico incomprensibile, visto che il primo tempo era finito in crescendo e che l’Atalanta era stata più forte degli episodi che a fine gara sono stati contestati sia dai tifosi che dall’allenatore. L’inerzia psicologica dell’incontro era a loro favore, ma nella ripresa gli uomini di Gasperini non sono scesi in campo.

Chiarito questo, bisogna anche dire che le recriminazioni sulle scelte arbitrali di Massa sono giustificate. Sullo 0-0 il fallo di Rabiot su Pessina in area è netto ed il rigore era sacrosanto, Massa però non vede il contatto e lascia correre. Il successivo gol dell’1-0 è viziato da un fallo di Cuadrado: se è vero che il colombiano tocca prima il pallone, è anche vero che entra con veemenza sull’avversario con il piede a martello, dunque era fallo per gioco pericoloso e giallo per il terzino bianconero. Normale che Gasperini lo faccia notare a fine partita: “Era sicuramente calcio di rigore. Ho avuto quella sensazione durante la partita, rivedendolo in tv è ancora più evidente. L’avevo capito dal modo in cui era entrato Rabiot, dal modo in cui era caduto”.

La vittoria della Juventus è stata dunque in un certo senso macchiata da questi due episodi, ma il secondo tempo giustifica un risultato che rappresenta un importante traguardo per Pirlo e per la squadra. Non solo perché aggiunge alla bacheca il secondo trofeo del 2021 e dunque rende meno grama una stagione al di sotto delle aspettative, ma anche perché dimostra che questa squadra ha carattere ed è coesa con l’allenatore. Champions o no, forse non è necessario cambiare il quarto allenatore in quattro anni e si può logicamente pensare che quest’annata sia stata un inciampo necessario in un processo di rinnovamento che con o senza Pirlo è stato avviato e dovrà essere portato avanti anche nella prossima.

Di scapa

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