Ha scritto la storia del calcio rumeno, sebbene in carriera abbia vinto ben poco (un campionato rumeno e uno italiano – poi revocato – con la casacca della Juventus).
Parliamo del talentuosissimo Adrian Mutu, miglior marcatore della storia della nazionale rumena assieme ad un’icona come Gheorge Hagi (35 gol per i due), quattro volte calciatore rumeno dell’anno ed autore di 103 reti in serie A, massimo goleador tra i suoi connazionali nel nostro campionato.
Forse, ne avrebbe potuti fare ancora di più, se è vero che la stessa Wikipedia ci ricorda: “Ha avuto però un rendimento poco costante, causato da problemi fuori dal campo, che ne hanno limitato in parte la carriera”.
Dopo il succitato campionato rumeno con la Dinamo Bucarest a 21 anni, è stato portato nel calcio che conta dall’Inter: per lui due reti in Coppa Italia e la cessione in comproprietà al Verona, che dopo la retrocessione lo cede al Parma, che a fine stagione (dopo una grande annata in coppia con un certo Adriano, ai tempi al massimo della condizione) lo cede al Chelsea per 19 milioni di euro.
Per lui la parentesi londinese sarà tutt’altro che indimenticabile: quattro gol in quattro gare all’inizio della sua avventura con Claudio Ranieri in panchina, prima di una stagione mediocre (saranno 10 le reti in 36 gare – la stagione è la 2003/04). Arriva poi Mourinho e Mutu viene messo ai margini (sappiamo bene il modus operandi del portoghese) e per di più viene beccato positivo alla cocaina: per lui una squalifica di 7 mesi e il licenziamento in tronco da parte dei Blues.
Secondo il procuratore Ioan Becali – nelle parole riportate dal Daily Star – il test che lo vide risultare positivo fu fatto perché saltò un allenamento dopo una gara di Champions contro il PSG (alla quale non aveva partecipato):
“Non giocò bene contro l’Aston Villa e così non meritò di essere convocato contro il PSG in Champions League alcuni giorni dopo. Tre giocatori saltarono la sessione d’allenamento dopo quella gara. Mutu era uno di quelli”.
Dopo il Chelsea, per lui si aprono le porte della Juventus (che lo tessera mediante il Livorno, per aggirare le norme sul tesseramento degli extracomunitari) che a fine stagione lo cede, ché i bianconeri vengono mandati in serie B.
Lunga parentesi alla Fiorentina (con 69 reti in 143 gare), con nove mesi di squalifica per doping (nel suo sangue vengono riscontrati i metaboliti della sibutramina) e alcuni scazzi che lo portano ad essere messo fuori strada, prima della cessione a Cesena.
Una parentesi lunga un anno e Mutu va in Francia, prima di tornare in Romania e passare attraverso l’India che – a quei tempi – prova a replicare il modello attuato da molti campionati emergenti nel corso degli anni (acquistando calciatori sulla via del declino).
Si ritirerà definitivamente nel 2016 ed inizierà per lui una vita da presidente prima e da allenatore poi.
Il 12 ottobre 2016, è nominato presidente (sebbene da altre parti si legga sia stato nominato semplicemente direttore generale) della Dinamo Bucarest dal proprietario della squadra, Ionuț Negoiță, ma la sua strada è quella dell’allenatore: allenerà dapprima il Voluntari, quindi le riserve dell’Al-Wahda, quindi l’Under-21 rumena (che arriverà terza nel girone A all’Europeo di categoria nel marzo 2021, non riuscendo così a qualificarsi alla fase successiva).
E oggi? Nominato il 28 maggio scorso allenatore del neo-promosso (ma con grandi ambizioni) FC U Craiova 1948, è stato esonerato dopo 7 gare senza vittorie e la sconfitta nel derby – lo scorso 4 ottobre.