Arrivato nell’estate del 2013 come erede di Alejandro Gomez, Sebastian Leto non riuscì a lasciare il segno come la dirigenza si attendeva.
L’ultimo Catania in Serie A ha fatto emergere numerosi talenti sudamericani, su tutti Jorge Martinez – funambolo uruguayano che finì addirittura alla Juventus prima di scomparire nel nulla – Juan Manuel Vargas, esterno sinistro che è arrivato a segnare in Champions con la maglia della Fiorentina, e Alejandro “El Papu” Gomez, probabilmente il migliore calciatore della squadra siciliana nell’ultima avventura nella massima serie. Tutti oggi conoscono Gomez e sanno che il suo talento è inferiore solo a quello dei campionissimi, dunque l’averlo ceduto ha rappresentato per il Catania una perdita enorme (specie perché fu venduto anche male in Ucraina).
In quegli anni la tifoseria rossoazzurra era abituata a vedere andar via i migliori calciatori, fiduciosa comunque nel lavoro di una dirigenza che fino a quel momento era riuscita sempre a migliorare la rosa. Al posto del “Papu” arrivò un altro argentino: Sebastian Leto. Cresciuto nel settore giovanile del Lanus, da giovanissimo Sebastian era stato acquistato addirittura dal Liverpool, ma dopo un anno ed un prestito non soddisfacente era stato ceduto in Grecia al Panathinaikos. Alla terza stagione con la squadra greca Leto aveva mostrato un exploit che aveva fatto ben sperare, ma le successive due stagioni erano state contrassegnate da infortuni.
Insomma il Catania aveva cercato il colpo in stile Barrientos, altro argentino talentuoso che in patria era considerato un fuoriclasse ma che dopo l’infortunio al ginocchio non era più riuscito a mantenere livelli d’eccellenza. In Sicilia però aveva trovato la sua dimensione e con il tempo era diventato un giocatore fondamentale. Leto, però, non aveva la stessa qualità tecnica, né la stessa visione di gioco: dall’incedere lento e con un fisico pesante, l’argentino non riusciva ad incidere, risultando spesso evanescente. Nelle due stagioni a Catania l’unico vero squillo è stato un meraviglioso gol in rovesciata contro la Sampdoria.
Lasciata l’Italia nel 2015, ha fatto ritorno prima al Lanus, dove è stato vittima di un incidente in allenamento che ha fatto temere per la sua salute: un bilanciere riposto male è caduto e lo ha colpito in testa. Per fortuna nulla di grave e la stagione successiva è tornato al Panathinaikos, ma anche in questa occasione non è mai riuscito a lasciare il segno e nel 2017, a soli 31 anni, ha deciso di ritirarsi dal calcio agonistico. Dopo i necessari corsi nel 2019 è diventato allenatore ed ora è il collaboratore tecnico di Andrea Stramaccioni all’Esteghlal.