Federico Macheda ha soli 29 anni.
Ma sembra che giochi da sempre.
E’ quello che succede a chi guadagna il successo da giovanissimo, ad appena 17 anni.
E’ il 5 aprile 2009, quando esordisce in Premier League in Manchester United-Aston Villa (3-2), sostituendo Nani, e nei minuti di recupero realizza il gol decisivo per la vittoria.
Un gran bel gol, frattanto.
Ne ha scritto lo stesso Macheda in un lungo (e bel) post pubblicato da Cronache di spogliatoio:
” Mi sono chiesto spesso: ‘Chicco, ma quel gol lo segneresti ancora?’. Perché per voi è stato facile giudicare, a me invece sono serviti anni per inghiottire le pressioni, imparare a gestire la caduta di un ragazzo che aveva perso qualsiasi certezza. ‘Sì Chicco, lo segneresti altre 300.000 volte, perché quello che hai vissuto in quella settimana è unico, incredibile. Ti giri, salti Luke Young e la metti a giro sul secondo palo’. Boato. Ero solo un ragazzo della squadra riserve. A dire il vero conoscevo il destino della mia selezione, ma non seguivo così tanto i grandi del Manchester United. Al rientro negli spogliatoi gli altri festeggiavano, ma lo facevano in modo particolare. Esuberante, profondo. Venivano da me, mi abbracciavano, mi ringraziavano. Strano. Avevo segnato un gol fondamentale per la vittoria della Premier League e non lo sapevo”.
Dopo un’altra stagione e mezzo, quando Federico da Ponte Di Nona non ha nemmeno 20 anni, arriva il momento di andare a giocare con continuità.
Macheda non ascolta Sir Alex.
“Venivo da 6 mesi buoni con lo United e Ferguson mi disse di non andare in Italia. Mi consigliò di andare in prestito in Inghilterra, così poteva tenermi d’occhio. La presi come una cosa facile: «Adesso vado in prestito, spacco tutto e torno qui». Scelsi di tornare a casa, nel mio Paese, e firmai con la Sampdoria. Rifiutai qualsiasi destinazione. Solo che Pazzini venne ceduto e su chi ricaddero tutte le aspettative? Su di me. Un ragazzino che sì, veniva dallo United, ma che ne sapevo delle responsabilità? Non ho mai visto un 19enne che salva una società. La scelta fu sbagliata, aveva ragione Sir Alex”.
Per lui zero gol in 14 partite in Serie A, un rigore trasformato in Coppa Italia e il ritorno a Manchester.
Altri sei mesi, ed un altro prestito: rimane in Inghilterra, per giocare al QPR, ma trova poco spazio.
E da lì in poi, sarà un costante peregrinare: mezza stagone in Bundesliga con la maglia dello Stoccarda e una serie di meglio nella serie B inglese (Doncaster, Birmingham City, Cardiff City e Notthingham Forest).
Una sola (mezza) stagione sarà da non dimenticare, quella a Birmingham, prima d ripartire da zero dalla B italiana.
Una stagione e mezzo al Novara (11 reti in 52 gare) e con la retroscessione della compagine piemontese sembra per Macheda (a soli 27 anni) è il momento di una nuova avventura.
Si trasferisce ad Atene, per indossare la maglia del Panathinaikos, e per lui è il momento della svolta – seppur in un campionato non di primo piano: 35 reti in 89 gare con i prasinoi e l’impressione di avere finalmente preso in mano la propria vita, all’alba dei 30 anni.
Così Macheda racconta il suo approdo ad Atene:
“Mi chiamò Nikos Dabizas, il ds del Panathīnaïkos. Eccolo, un treno. Avevo paura che fosse l’ultimo. Lui di attaccanti se ne intende: era stato compagno del mio allenatore a Birmingham e, oltre ad aver vinto l’Europeo con la Grecia, è stato saltato da Bergkamp in uno dei gol più famosi nella storia di questo sport. Sì, lui era quel difensore. E io, di dribbling, me ne intendo. Chiedetelo all’Aston Villa. Mi chiamò tante volte per 2 settimane, e io mi ripetevo: ‘Devi convincerlo con le parole, assecondalo. Devi strappare per forza questa occasione’. Avevo assunto una mentalità vincente. E infatti ho vinto. Mi hanno chiesto: cosa non rifaresti? Non lo so, ma so cosa farei: quello che sto facendo adesso. Ora, quando scendo in campo, posso dire di non aver rimpianti. Se stai bene con te stesso, le cose vengono da sole“.