Nato in provincia di Cuneo nel 1972, Sandro Cois è stato un calciatore il cui nome non può che far pensare agli anni ’90.

Per lui tra il 1989 e il 2002 oltre 200 gare con le casacche che hanno contraddistinto la sua carriera: quella del Torino (in cui era cresciuto e con cui ha vinto una Coppa Italia nel 1993 e con cui ha perso contro l’Ajax una coppa Uefa per colpa dei gol in trasferta nella stagione 1991/92 – pur non entrando in campo) e soprattutto quella dell Fiorentina.

A Firenze, altre due coppe Italia (in totale, comprese quelle Primavera, saranno 5 le coppe Italia vinte da Cois) e la maglia azzurra, vestita in tre occasioni (anche contro la selezione Worlds Stars, come Bachini) e una convocazione per il Mondiale del 1998 senza però mai scendere in campo.

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Giocava centrocampista, Sandro Cois, ma in realtà era un jolly: nella stagione 1997-1998, Alberto Malesani lo schierò in tutti i ruoli della difesa e del centrocampo.

Poco alla volta, complici problemi fisici, vedrà sempre meno il campo – per poi terminare a soli 31 anni la sua carriera professionistica (dopo due brevi parentesi alla Sampdoria in B e con il Piacenza).

Cosa fa Sandro Cois oggi?

Sandro Cois oggi ha 48 anni e, come raccontato a Tuttomercatoweb, lavora nel settore dell’immobiliare:

“Quando ho smesso di giocare per via di un infortunio bruttissimo che non mi ha permesso di essere più come prima. Ho avuto un’ernia cervicale che mi ha condizionato molto. Vedendo che non potevo dare il 100% ho smesso. E ho cercato di entrare in un ramo che era la mia passione: quello del settore immobiliare. Già a Firenze mi dilettavo a ristrutturare casa mia, scegliendo i materiali”.

Ma non ha mai abbandonato il calcio e continua allenando i ragazzini (oltre a giocare qualche match con la nazionale piloti, dopo essere stato “prestato” in occasione di una gara fra i piloti e una squadra ‘All Stars’ selezionata dal Principe ALberto di Monaco):

“Il calcio non l’ho mollato. Alleno i Giovanissimi del Margine Coperta, società che ha lanciato giocatori come Pazzini e Bonaventura. Fra i ragazzi che alleno c’è anche mio figlio di 13 anni. E poi gioco nelle partite di beneficenza, spesso con la nazionale piloti”.

Ma per lui è escluso un ritorno al calcio che conta, nemmeno nelle vesti d’allenatore:

“Il patentino l’ho preso cinque anni fa. Ma l’ho fatto per allenare i ragazzi. Senza avere la vocazione di dire: mi metto e faccio l’allenatore. Ammetto che oggi ho più voglia di allenare rispetto a 3-4 anni fa, ma solo per puro divertimento, non oltre. Vivo a Montecatini, ho la mia vita e pensare nuovamente di spostarmi non mi va. Non sento più le farfalle. Quelle le sento quando gioco le partite di beneficenza. È l’unica cosa che sento. Ho fatto la partita del cuore allo Juventus Stadium ed è stata un’emozione incredibile come tornare a quando ero calciatore. Ma poi finisce lì, ho scelto la mia strada”.

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