Non si può dire che Jonathan Bachini non avesse lottato per ottenere la sua fetta di Serie A.
Cresciuto tra Alessandria e Udinese, il centrocampista livornese classe ’75, gioca per anni nella provincia tricolore, da giovanissimo: Alessandria, per l’appunto, ma anche Juve Stabia e Lecce, prima di essere incorporato all’Udinese dei miracoli.
Quella che nel 1997/98 arriva dietro Juventus e Inter (l’Inter del Ronaldo Fenomeno) anche grazie ad un altro fenomeno con Oliver Bierhoff, all’exploit più importante nel calcio italiano.
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Due stagioni coi friulani e per Bachini – che gioca due gare con la Nazionale, ivi compreso uno storico Italia-World Stars – si aprono le porte della compagine bianconera più famosa d’Italia, la Juventus.
Una stagione e mezzo per lui con Ancelotti in panchina (conquisterà una tutto sommato dimenticabile Coppa Intertoto, unico trofeo conquistato in carriera assieme ad una Coppa Italia Primavera) e per lui il prestito al Brescia di Baggio, Guardiola e Toni.
20 gare con 2 reti in mezza stagione in prestito, prima di essere spedito dalla Juventus a Parma come conguaglio tecnico nell’affare che porta Gianluigi Buffon a Torino.
Dopo pochi mesi in terra emiliana, torna a Brescia, dove diventa un caposaldo delle “rondinelle”.
Fino alla maledetta stagione 2004-2005 quando, dopo essere stato trovato positivo ai metaboliti della cocaina, viene squalificato per nove mesi (squalifica poi aumentata a un anno dalla Commissione di Appello Federale) e licenziato da Gigi Corioni.
Ingaggiato dal Siena nell’estate 2005, nel gennaio 2006 viene trovato nuovamente positivo alla cocaina: per lui rescissione coi bianconeri toscani e squalifica a vita con radiazione.
Una radiazione che fa ancora male a Jonathan Bachini, come dichiarato dallo stesso ex calciatore a ‘Libero’ – che lo ha intervistato dopo l’intervento televisivo delle sue due figlie:
“Ho fatto uso di stupefacenti ma non legati alle partite di calcio ma nella vita quotidiana, in modo saltuario e personale. Ad un test antidoping sono stato trovato positivo alla cocaina e sono stato sospeso. Era la stagione 2004/2005 e il 26 novembre 2004 sono stato squalificato per nove mesi e licenziato dal Brescia, la squadra per cui giocavo. La squalifica viene poi aumentata a un anno dalla Commissione d’appello Federale”.
E circa la ricaduta in terra toscana:
“Nel gennaio del 2006 ricado nello stesso gorgo della cocaina. Il Siena nel mese successivo rescinde il contratto ed io vengo dapprima sospeso in via cautelativa, era il 3 marzo 2006, e infine squalificato a vita, con conseguente radiazione, il 30 dello stesso mese. E’ stata una mazzata terrificante. Sensi di colpa verso la mia famiglia, i miei figli e nei confronti di chiunque mi volesse bene e avesse riposto fiducia in me. Ci sono ricaduto per delle leggerezze e delle casualità. Non sono mai stato un “tossico” e non ho mai avuto bisogno di andare in un centro per farmi disintossicare. Era veramente e stupidamente casuale”.
Cosa fa oggi Jonathan Bachini?
Ci rifacciamo sempre alle sue parole:
“Ho ormai da anni una vita normale dove mi spacco la schiena tutti i giorni facendo l’operaio. Però sono contento di questo. La cosa vera è come il mondo del calcio mi ha trattato… Senza fare nomi io credo che ci siano stati tanti ex colleghi che facevano uso di cocaina e mai sono stati radiati a vita; questa la trovo una grande ingiustizia. Anche le persone responsabili di aver venduto le partite non sono state radiate!”.
Jonathan Bachini lavora ormai da sei anni come operai al Porto di Livorno, città di cui è originario:
“Da sei anni lavoro al Porto di Livorno come operaio e prima ho fatto il barista e cameriere. È stata durissima… Prima di tutto è stato faticoso affrontare chi mi amava e dovermi giustificare degli errori commessi. Mi vergognavo, sono stato trattato come il Totò Riina del calcio!”