Classe ’98, Rosario Mattia Russo arriva dalle Marche – pur avendo chiare origini siciliane, a partire dal nome – e il suo nome ha fatto il giro del web calcistico tricolore: il ragazzo, che si disimpegna come difensore, sarà protagonista della Champions League dell’Oceania (la OFC Champions League) con la maglia dell’Ifira Blackbird, squadra di Vanuatu, incantevole isola da 300.000 anime nell’Oceano Pacifico.

La sua storia ci ha subito incuriosito, giacché non è così comune pensare al calcio in un posto esotico come Vanuatu ed è frattanto un vanto poter dire di giocare nella massima competizione di un continente, e così abbiamo contattato il ragazzo – che ci ha raccontato di lui e delle sue esperienze in giro per il mondo (prima dell’Oceania, ha giocato in Spagna e in Mongolia, con una breve parentesi in Nuova Zelanda).

D: Rosario Mattia Russo, da dove è iniziato il tuo percorso calcistico?

R: Ho iniziato a giocare a cinque anni nella Polisportiva Junior Matelica, che poi è diventata Matelica Calcio. Ho fatto tutto il settore giovanile lì, con qualche convocazione in prima squadra senza mai debuttare. Nel 2016, mentre facevo l’ultimo anno di Juniores, ho deciso di lasciare il calcio per qualche anno, per poi ricominciare intorno al 2018-2019 in Terza Categoria.

D: Parliamo della Spagna. Come è nata questa esperienza?

Ad agosto 2021 avevo scaricato LinkedIn e, tramite questa app, sono venuto a conoscenza di un intermediario che lavorava in Spagna. Ho inviato il mio profilo, è piaciuto e ho firmato, quindi sono partito. Questa esperienza mi ha lasciato soprattutto la consapevolezza che il calcio deve essere un divertimento. In Spagna giocano per divertirsi, mentre da noi è visto quasi come una guerra. Dovrebbe essere semplicemente un gioco.

D: E la Mongolia?

Quella è arrivata da sola. Nel 2022 cercavo di contattare allenatori e direttori tramite i social e ho avuto la fortuna che l’assistente allenatore dei Falcons mi abbia risposto. Dopo aver inviato il mio profilo e discusso i termini contrattuali, ci siamo messi d’accordo e sono partito. La Mongolia mi ha lasciato tanto: è un posto lontano ma ormai molto occidentalizzato. Si vedono cose che da noi non esistono, come villaggi remoti. Lì ho capito che nella vita non serve avere tanto per essere felici. Non serve un iPhone di ultima generazione o una macchina costosa, basta sapersi godere le piccole cose.

D: Poi c’è stata la Nuova Zelanda.

R: L’opportunità è arrivata grazie a un amico che aveva giocato lì e mi ha dato il contatto di un allenatore. Inizialmente non cercavano giocatori nel mio ruolo, poi hanno cambiato idea e ho firmato. Però l’esperienza è durata solo una decina di giorni perché ho avuto problemi a casa e ho deciso di tornare. Non mi ha lasciato molto, se non il fatto di essere stato in Nuova Zelanda per dieci giorni.

D: Qual è stata la tua emozione più grande in carriera?

R: Ce ne sono due. La prima è stata vincere il Trofeo Città di Jesi contro la Junior Jesina, la squadra di proprietà di Roberto Mancini. Vincemmo 3-1 in finale e segnai anche in mezza rovesciata, giocando da difensore centrale. La seconda è stata vincere il girone della Juniores Nazionale nel 2014-2015. Giocai titolare la partita decisiva contro la Maceratese, vincemmo 1-0. Non fui poi convocato per la fase nazionale per motivi di raccomandazioni, ma è stata comunque una grande emozione. A livello di prima squadra, invece, il debutto in un campionato professionistico, anche se non di alto livello, come la Mongolia. Ricordo che esordii con -7°C senza maglia termica, un’esperienza indimenticabile.

D: Quali sono le ambizioni della tua squadra?

R: L’obiettivo minimo è passare il girone, arrivare tra le prime due, meglio ancora primi. Poi c’è il desiderio di vendicarsi dell’Auckland City, che due anni fa ci ha eliminati. Se dovessimo affrontarli, sarà una partita molto difficile perché sono i padroni dell’Oceania, ma ce la metteremo tutta. Personalmente punto a vincere, anche se so che è complicato. Arrivare in semifinale sarebbe comunque una grande soddisfazione.

D: Hai un giocatore a cui ti ispiri?

R: Non ho un modello preciso, cerco di prendere spunto da tutti, indipendentemente dalla categoria o dal livello calcistico. Come idolo ho Messi, anche se non c’entra nulla col mio ruolo. Da piccolo avevo un poster enorme di lui in camera, insieme a quello di Ibrahimović. Messi è il mio preferito, poi viene Ibra.

D: Qual è il tuo sogno per il futuro?

R: A livello calcistico, voglio togliermi più soddisfazioni possibili e arrivare più in alto possibile. Mi alleno ogni giorno per questo. A livello personale, il mio sogno è costruirmi una vita stabile, risolvere alcune situazioni in sospeso e crearmi una famiglia. Oggi non è facile, ma per me è un sogno grandissimo. Voglio una vita serena e tranquilla.

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