Arrivato in Italia come giovane promettente ma senza riflettori puntati addosso, Diego Milito ha conquistato la Serie A e tutta Europa con la maglia dell’Inter: cosa fa oggi il delantero argentino.

Nella stagione 1999-2000, in Argentina dominano River Plate e Boca Juniors, storiche rivali di Buenos Aires, simbolo di due filosofie e di due classi sociali agli antipodi. Nel Boca, squadra che tra gli altri ha visto giocare Diego Armando Maradona, giocano Martin “El Loco” Palermo, Guillermo Barros Schelotto, Walter Samuel e Juan Roman Riquelme, nel River invece Pablo Aimar, Javier Saviola, Juan Pablo Sorin e in panchina siede quello che viene considerato il miglior talento della generazione Andres D’Alessandro, fantasista dal sinistro magico che nelle giovanili paragonano all’unico e inimitabile “Diez” (poi la carriera non sarà per nulla sfavillante come prometteva).

Gli occhi degli argentini e del mondo intero sono puntati su questi talenti, giocatori che di li a qualche anno avrebbero formato l’intelaiatura della Nazionale argentina e che venivano considerati il futuro del movimento calcistico albiceleste. In quella stagione però esordiva anche un altro argentino di talento, meno quotato e appariscente, ma che avrebbe ottenuto in Europa più trofei di quelli dei più celebrati conterranei: Diego Milito. Centravanti dal fisico esile, ma rapidissimo e dotato di una tecnica sopraffina, Diego a inizio carriera aveva un solo difetto: vedeva poco la porta. Un handicap non da poco per un centravanti.

Le sue enormi potenzialità però convinsero il Genoa a puntare su di lui ed è stato proprio grazie al suo immenso talento che il grifone riuscì ad ottenere la promozione in Serie A nella stagione 2004-2005. A 25 anni era finalmente diventato l’attaccante che potenzialmente sarebbe dovuto essere e su di lui puntano gli occhi i dirigenti dell’ambizioso Saragoza. Il primo anno Diego segna 15 reti ma la squadra finisce nella seconda metà della classifica.

Quello dopo a lui si uniscono Pablo Aimar e Andres D’Alessandro: il primo ha incantato nei primi anni in Spagna trascinando il Valencia al titolo in due stagioni differenti e conquistando anche la Coppa Uefa e la Supercoppa Uefa da assoluto protagonista, poi i problemi fisici e un disaccordo con la proprietà lo hanno portato a Saragoza; il secondo non è riuscito a mantenere le tante attese, viene da stagioni disastrose ed è in cerca di rilancio. Con i due fantasisti a supporto, Diego realizza il suo record personale di gol in una stagione e diventa punta di diamante di una squadra capace di mettere in difficoltà chiunque.

Nel 2008 comincia la sua seconda parentesi italiana, prima a Genova e poi a Milano. Con la maglia dell’Inter diventa uno dei centravanti più forti d’Europa e sarà fondamentale per a vittoria dei trofei di quel periodo. La sua avventura italiana si conclude nel 2014, anno in cui torna in Argentina e veste nuovamente la maglia del Racing. Con la squadra argentina aveva vinto un titolo da comprimario nel 2001, ma dopo il suo addio la squadra di Avellaneda non aveva vinto più nulla. Milito è riuscito nell’impresa di guidare nuovamente il Racing alla vittoria di un campionato dopo anni di mediocrità e dopo quel titolo nella città gli è stata intitolata persino una via.

La carriera di Milito dimostra che un calciatore può arrivare al top della professione anche se non possiede il talento purissimo di altri in giovane età. La professionalità, la dedizione e la determinazione sono state per Diego le armi che gli hanno permesso di salire sul tetto del calcio europeo e mondiale. Tutti quelli che hanno avuto la possibilità di ammirarlo in campo sono rimasti innamorati di questo centravanti elegantissimo, tecnico, grintoso e prolifico come pochi. El Principe si è ritirato dal calcio giocato a 37 anni, nel 2016. Il Racing gli ha ovviamente riservato un ruolo dirigenziale e adesso è il segretario tecnico della squadra argentina.

 

Di scapa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *