Carlos Tevez ha finito la sua carriera laddove l’aveva cominciata, al Boca Juniors. Cosa fa oggi l’ex attaccante della Juventus e della Nazionale argentina?
A soli 19 anni Carlos Tevez era già considerato uno dei calciatori più forti al mondo e di certo il miglior prospetto che il Sudamerica avesse da offrire al calcio. Erano anni di abbondanza per il movimento calcistico argentino, poco prima erano approdati in Europa talenti del calibro di Javier Pedro Saviola, Pablo Aimar e Juan Roman Riquelme. Erano anche gli anni in cui le giovanili albiceleste erano così ricche di talento che il confronto diretto con gli eterni rivali brasiliani finiva costantemente ad appannaggio degli argentini.
A 19 anni Tevez aveva già vinto tutto in Sudamerica, risultando decisivo anche nella finale di Copa Libertadores vinta dal suo Boca. Decise di non andare in Europa, ma di trasferirsi in Brasile. A 20 anni guidò il Corinthians alla vittoria del campionato e fu uno dei primi argentini a guadagnarsi il rispetto degli appassionati di calcio del Brasile. Dopo aver vinto anche l’Olimpiade come leader indiscusso della Under 23 argentina e dell’intera competizione, Carlos rimaneva il principale desiderio dei club europei, ma scelse ancora una volta in controtendenza, accasandosi al West Ham.
Il primo anno in Premier è stato complicato, la squadra in cui era finito non era all’altezza della serie in cui si trovava e lui ha faticato a brillare per buona parte del campionato. Alla fine della stagione, però, piazzò un paio di prestazioni da fuoriclasse e riuscì a fare salvare la sua squadra. L’anno dopo Ferguson lo volle al Manchester United, squadra con cui vinse tutto anche in Europa. Alla ricerca costante di stimoli, nell’estate del 2008, a soli 24 anni, Tevez decise di accasarsi al Manchester City, per diventare leader del progetto che oggi conosciamo tutti benissimo.
Quelli al City furono per lui gli anni migliori a livello realizzativo in Inghilterra, ma nel 2011, quando la società comprò Aguero, venne messo da parte da Mancini per problemi caratteriali. Era l’anno giusto per vincere e verso la fine del campionato Mancini si rese conto che non ci sarebbe riuscito senza l’apporto dell’Apache. I due trovarono un accordo, Tevez diventò la spalla ideale per “Il Kun” e il City vinse il campionato all’ultimo respiro con un gol allo scadere di Aguero.
Il 2013 ed il 2014 li ricordano bene sia i tifosi della Juventus che tutti gli appassionati di calcio italiani. Carlos ha semplicemente dominato tecnicamente il nostro campionato, dimostrando di poter essere ancora un giocatore determinante a tutti i livelli. Alla fine della stagione 2014/2015 a Torino volevano tenerlo, ma lui decise di tornare in patria al Boca Juniors. Con la maglia degli ‘Xeneises’ ha vinto altri tre campionati da protagonista (l’ultimo nel 2020) in 5 anni – con una parentesi di sei mesi in Cina – prima di decidere di appendere le scarpette al chiodo a 37 anni.
Quella di Carlitos è la storia di un vero e proprio fuoriclasse, un giocatore che in campo era capace di fare qualsiasi cosa e che avrebbe potuto ottenere molto di più di quello che ha ottenuto. Il suo limite è stato caratteriale, sì quello stesso carattere grazie al quale riusciva ad essere determinante in campo lo ha penalizzato. Ancora giovanissimo aveva già perso gli stimoli ed ha cominciato a parlare di ritiro quando di anni ne aveva appena 23.
Un rapporto di amore e odio quello di Tevez con il calcio che continuerà ancora. E’ giunta poco fa la notizia che l’Apache ha accettato la proposta del Rosario Central di diventare il nuovo allenatore della squadra. Comincia dunque una “Nuova era”, come si legge sul sito del Rosario, sia per il club che per Carlitos.