Quando parla, Walter Sabatini non è mai banale.
Lo conferma nell’ultima intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, in cui ha parlato a 360° delle sue esperienze passate, del suo futuro e di alcuni dei trasferimenti più chiacchierati degli ultimi anni – quelli di Vlahovic alla Juventus e Donnarumma al PSG:
“Vlahovic dalla Fiorentina alla Juventus? Una roba ignobile. Insopportabile. Come fai a non avere nessuna riconoscenza per la società che ha creduto in te? Lo stesso vale per Donnarumma con il Milan. Qui entrano in gioco le qualità umane”.
Da sottolineare, però, la circostanza non di poco conto che l’attaccante serbo ha fruttato un bel gruzzolo alla società viola, a differenza del portiere della nazionale italiana, andatosene a zero a Parigi.
Sabatnii ha quindi parlato della sua esperienza all’Inter, facendo nuovamente autocritica per l’abbandono anzitempo:
“Il mio addio all’Inter? Il più grande errore professionale della mia vita. L’accettare una richiesta interna che prevedeva io fossi fuori dall’organigramma. Un errore tragico, il mio. Dovevo rescindere il contratto prima di cominciare. Una situazione insostenibile. Dzeko con la maglia dell’Inter? Orrido. Io ho solo pensieri stupendi per lui. Gli auguro sempre il meglio. I tifosi della Roma non hanno capito che erano due o tre anni che lo volevano cacciare”.
E sull’esperienza alla Roma:
“Con Pallotta litigavo, ma almeno ci sentivamo. Con lui abbiamo messo su una Roma che ha giocato un grande calcio. E comunque non mi ha scandalizzato essere dimesso. M’è successo di parlare molto con Spalletti, ma lì il livello delle nostre discussioni era sempre confinante con la follia. L’esonero più doloroso? Rudi Garcia. Ma era un esonero inevitabile e giusto, aveva perso la spinta, l’appeal con la squadra. L’esperienza più stremante è stata la Roma, nessun dubbio. Pallotta aveva nominato Baldini come suo consulente personale. Può un direttore sportivo serio accettare una cosa del genere? Non riusciva a interferire, ma era un bordello. Gli agenti non sapevano da chi andare. Pallotta mi lasciò libero solo dopo aver portato a termine il mercato”.
Quindi, su Mourinho (che della “sua” Roma e l’allenatore da tutta la stagione, con risultati quantomeno altalenanti):
“Mourinho è un teatrante di successo, io invece voglio fare il calcio vero. Lui potrà rispondere che ha vinto tutto e io niente. Lui va bene per un certo tipo di squadra, un certo contesto, un certo tipo di obiettivo. Guardo i risultati. Lascia stare le partite perse. I giocatori messi al rogo, declassificati. Mi pare tutto molto discutibile. La considero un’annata interlocutoria. Roma è una realtà speciale. Va studiata, capita. Ora che l’ha fatto, Mourinho proverà a fare meglio, non certo con giocatori come Sergio Oliveira”.
Una battuta sull’esperienza bolognese (che ha preceduto il suo approdo in terra campana):
“Cosa non ha funzionato nella storia di Sabatini a Bologna? Userò una citazione da Troisi: Pensavo fosse amore e invece era un calesse. Sono stato dimesso da Saputo dopo una brutta sconfitta in casa. Gli avevo comunicato che ero a sua disposizione per qualunque decisione volesse prendere. La mattina dopo è venuto in ufficio: è meglio che le nostre strade si dividano. L’unica spiegazione è che gli stavo sul cazzo. Perché, complessivamente, sono un uomo che sta sul cazzo, alle persone, spesso ai presidenti”.
Passando invece all’esperienza attuale, che lo vedrà protagonista anche qualora i suoi scendessero tra i cadetti (o almeno, così promette):
“Qui a Salerno mi sento amatissimo e sono felice, so di dover onorare questo debito e farò di tutto perché succeda. Sono terrorizzato dall’idea di retrocedere, non sono mai retrocesso nella mia vita. Ha prevalso il senso della sfida, di atti incoscienti ne ho fatti tanti e perché non farne un ultimo? Credo ciecamente nella salvezza. Sarebbe doloroso rimanere in Serie B, ma mi sono impegnato verbalmente a rimanere con il presidente Iervolino e con la gente. Da parte mia rispetterò la parola, poi dipenderà dal club”.
Infine, sulla scelta dell’allenatore – ricaduta su Davide Nicola:
“Nicola è un fenomeno, un uomo che va raccontato oltre che un grande allenatore. Allena la Salernitana, ma potrebbe allenare l’Inter. Pirlo era un’ipotesi. Non decollata, non per colpa sua. Ero alla ricerca di entusiasmo. Pretendevo entusiasmo. Era difficile, mi rendo conto. I dubbi prevalenti di Andrea erano legittimi”.