lichsteiner

Sette scudetti, tutti conquistati con la Juventus.

258 presenze e 15 reti con i bianconeri, prima delle ultime due stagioni (non indimenticabili) con Arsenal e Augusta.

Il terzo posto come numero di presenze nella sua nazionale – la Svizzera. Una verve spesso polemica.

Per queste ragioni è possibile ricordare Stephan Lichtsteiner, ex terzino classe ’84.

Ma andiamo con ordine: nato a nel piccolo comune di Adligenswil, nel cantone tedesco di Lucerna, Lichsteiner inizia a tirare i primi calci ad un pallone con la casacca della compagine locale, per poi farela trafila nelle giovanili del Lucerna e del Grasshopers.

Proprio con le cavallette, avviene l’esordio in prima squadra di Lichsteiner – destinato poi a diventare per i più Swiss Express per il gran dinamismo.

Vince uno scudetto in Svizzera (stagione 2002/03) e a 21 anni viene acquistato dal Lille: tre stagioni per lui in Ligue 1, prima del passaggio alla Lazio.

Coi biancocelsti, 117 gare e 3 reti oltre che una Coppa Italia e una Supercoppa italiana prima del passaggio a Torino per 10 milioni di euro.

Alla Juventus, la già citata epopea (con la prima rete in assoluto allo Juventus Stadium, da lui realizzata all’esordio nel giorno dell’inaugurazione dell’impianto) ed il ritiro dopo le brevi parentesi in Inghilterra e Germania.

Lichtsteiner dopo il calcio giocato

Stephan Lichtsteiner ha deciso di cambiare vita, come svelato in un’intervista rilasciata a 20 minuten.

Nessun futuro nel mondo del calcio ma la decisione di seguire un’altra passione – molto svizzera: quella degli orologi.

Lichtsteiner ha spiegato che ha iniziato un corso per diventare orologiaio: “Mi piace molto questo lavoro, in generale sono sempre rimasto affascinato dagli orologi. Dopo la carriera da calciatore voglio immergermi in questo mondo. Mi piacerebbe conoscere il mestiere: come funziona un orologio, come smontarlo e poi rimetterlo a posto. Spero di ottenere tante informazioni corrette su questo settore. In Svizzera, in particolare, il livello è estremamente alto”.

Una battuta quindi sul suo passato da calciatore (e sul parallelismo con la nuova passione): “La difesa è un’arte, proprio come gli orologi. Il normale tifoso spesso non si rende conto di quanto siano importanti le sottigliezze tattiche su un campo di gioco. Spesso è sufficiente girare una piccola vite per ottenere un grande effetto. Questo vale sia per il calcio che per gli orologi”.

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