Credo nelle rovesciate di Bonimba e…
Nel fatto che Pier Luigi Casiraghi pareva essere il suo erede designato.
A 4 anni dal ritiro del centravanti della Nazionale vicecampione del mondo nel 1970, a Monza esordiva Casiraghi, nato nel capoluogo brianzolo un anno prima del mondiale messicano che vide il sogno azzurro infrangersi in finale contro il Brasile di Pelé.
Esordiva dapprima in Coppa Italia, per poi giocare la prima gara con la casacca dei brianzoli in serie B: ha soli 16 anni. A 17 anni la sua prima marcatura e a fine stagione l’amare retrocessione in serie C1.
Per lui, nella terza serie, maggiore spazio e nella seconda ormai da titolare trascina (grazie a 12 reti in campionato) il Monza al ritorno in serie B, vincendo anche il suo primo trofeo: la Coppa Italia di serie C.
Una stagione tra i cadetti in coppia con un altro grande attaccante (più o meno) di provincia come Maurizio Ganz in serie B e l’approdo alla massima divisione.
Su di lui, l’interesse non di una squadra qualunque, ma della Juventus, che lo acquista per 6,4 miliardi di lire: Casiraghi ha ancora 20 anni quando escordisce in serie A.
Giocherà coi bianconeri quattro stagioni, con l’ultima ai margini (complice la sovrabbondanza in attacco tra i bianconeri): per lui complessivamente 147 gare in bianconero e 36 reti, con l’exploit della stagione 1990/91 sotto la guida di Luigi Maifredi (per i bianconeri sarà un’annata tutt’altro che indimenticabile ma lui segnerà 14 reti in tutte le competizioni) e con una coppa Italia e due Coppe UEFA all’attivo.
Alla vigilia dei mondiali del 1994, con Casiraghi nel giro della Nazionale di Sacchi, l’attaccante brianzolo cerca maggiore spazio e lo trova alla Lazio: la convocazione per la spedizione statunitense è assicurata, sebbene giochi (senza segnare) tre gare e veda il suo sogno infrangersi contro il Brasile di Romario (questo, sì, rimarrà nella storia come un aspetto comune con il succitato Boninsegna).
A Roma negli anni verrà guidato nell’ordine da Zoff, da Zeman (che – amante del tridente – lo metterà assieme all’allora implacabile Signori e Alen Boksic) e infine Eriksson, quando poco alla volta verrà messo da parte a vantaggio di Roberto Mancini giunto dalla Genova blucerchiata.
Nell’estate del 1998, quindi, per una cifra di circa 5,5 milioni di sterline, approda in Inghilterra per giocare nel Chelsea e rimpolpare la colonia italiana: nei Blues giocano già Gianfranco Zola, Gianluca Vialli (che ricopre il doppio ruolo di giocatore-allenatore) e Roberto Di Matteo.
E il 28 agosto del 1998 a Monte Carlo, a poche settimane dal suo approdo, gli Italians vincono la Supercoppa Europea contro il Real Madrid.
Sarà questo l’unico trofeo di Casiraghi a Londra, la cui parentesi con la 10 sulle spalle terminerà dopo solamente 15 partite giocate e 1 gol segnato.
Il 29 novembre del 1998, infatti, subisce una frattura in più punti del ginocchio a seguito di uno scontro con il portiere del West Ham Utd Shaka Hislop.
Lo sfortunato Casiraghi, di fatto, non tornerà più in campo e sarà costretto al ritiro dopo essere licenziato dal Chelsea il 4 agosto 2000, a soli 31 anni.
Pierluigi Casiraghi dopo il ritiro
Dopo il ritiro, Casiraghi rimane nel mondo del pallone e torna all’ovile: nel 2001 entra nel settore giovanile del Monza e il 20 maggio 2003 viene ingaggiato dal Legnano in serie C2 come allenatore della prima squadra. Per lui un’esperienza non indimenticabile ad una trentina di chilometri dalla cittadina natale, in quella che rimarrà la sua ultima esperienza da capo allenatore di una suadra di “grandi”.
Allenerà in seguito l’Under 21 e l’Under 20, qualificandosi alle Olimpiadi del 2008 (in Cina l’Italia verrà eliminata ai quarti dal Belgio) e ottenendo la vittoria del Torneo di Tolone in quello stesso anno.
Da lì in poi, tre esperienze come vice, al seguito dell’ex compagno al Chelsea Gianfranco Zola: andrà male sia in Sardegna che in Qatar che in Inghilterra, con due esoneri e le dimissioni al Birmingham City nel 2017.
Pierluigi Casiraghi, cosa fa oggi?
Dal 17 aprile 2017, giorno delle succitate dimissioni, Casiraghi non si è più seduto su alcuna panchina (forse al parco, chissà).
A giudicare dal suo profilo Instagram (dove è seguito da 18.500 persone) pare tornato a Monza.
Ricorda momenti della sua (tutto sommato positiva) carriera da calciatore (non è da tutti realizzare 126 gol in carriera in 463 gare – di seguito alcuni dei suoi gol più belli), posta foto con i figli (ne ha due, Andrea e Chiara) e gioca a padel, come tanti ex calciatori.
Ieri ha compiuto 54 anni e qualche tempo fa ha fatto parlare di sé per la risposta piccata al giornalista Biasin che ironizzava su un possibile scambio Depay – Correa (purtroppo per i tifosi nerazzurri non avvenuto):
“Accomunare e accostare l’arresto di un boss mafioso, autore di innumerevoli efferati omicidi (tra cui quello di un bambino sciolto nell’acido), e lo scambio Correa/Depay, rende bene l’idea della sua sensibilità umana e, soprattutto, della sua professionalità di giornalista” – scrisse a suo tempo, per difendere il cognato (è fidanzato infatti della bella figlia Chiara).