Con una rete di Nicolò Fagioli, la Juventus si prende i tre punti a Lecce e continua a mantenere vivo il sogno scudetto e la corsa per la prossima Champions. Una domanda adesso è lecita, per ottenere questi risultati bisognava spendere così tanto in estate?
L’unica nota positiva della Juventus in questo periodo sono i giovani lanciati da Massimiliano Allegri per sostituire i tanti infortunati. Miretti ormai gioca da inizio stagione ed è diventato uno dei titolari in rotazione, Iling Junior si è preso la scena sul finale della partita con il Benfica, Soulé ha mostrato numeri di alta scuola sia in Portogallo che a Lecce e Fagioli, finora un’entità esterna a questa Juve, ha firmato il gol del successo nell’ultima di campionato. E’ facile adesso parlare di errori e di come sarebbe stato utile avere questi ragazzi più presenti nelle rotazioni e nella squadra titolare fin da subito, ma è impossibile non notare come il meglio espresso dai bianconeri in queste ultime uscite provenga proprio da questi giovani talenti.
A questo punto viene da chiedersi se non sarebbe stato meglio puntare sui giovani e la ricostruzione totale sin dall’inizio della stagione. Sono anni, da quando la Juventus ha provato a vincere la Champions acquistando Cristiano Ronaldo, Rabiot e Ramsey, che a Torino non si vede nemmeno l’ombra di un progetto tecnico. Fallito l’obiettivo il primo anno è stato cacciato Allegri per prendere un allenatore che puntasse sul bel gioco e avesse un approccio più “Europeo” alle partite (Sarri). Fallito al primo tentativo l’assalto alla Champions, la società ha virato su Pirlo, parlando di rinnovamento e promozione dei giovani. Sono arrivati Federico Chiesa e Kulusevski e si puntava alla valorizzazione di De Ligt, Arthur e Bentancur.
Pirlo ci ha messo qualche mese per prendere confidenza con il ruolo e con il campionato, ma alla fine aveva trovato il bandolo ed ha portato a casa Supercoppa, qualificazione in Champions e Coppa Italia. Questo però non bastava alla società che ha deciso di riprendere Allegri ed ha cambiato nuovamente strategia di mercato. Via CR7, dentro Kean e Locatelli, via a gennaio Bentacur e Kulusevski, a giugno anche De Ligt per puntare su calciatori più esperti e pronti a determinati contesti.
Il risultato di questa gestione schizzofrenica è sotto gli occhi di tutti: Di Maria -preso per altro per un solo anno – è ormai fisicamente a terra, Pogba non è nemmeno sceso in campo, Paredes ha fatto un paio di prove opache e poi si è infortunato, Kostic è bravo ma non determinante, Vlahovic è solo e riceve pochi palloni. Al posto dei giovani che sono stati sacrificati per prendere i campioni affermati, stanno emergendo quelli dell’under 23 juventina.
Questo dimostra che c’è stata poca lungimiranza e che probabilmente sarebbe stato meglio tenere i giovani più forti e farli affiancare da quelli che stanno dimostrando di poter dare qualcosa a questa squadra. Probabilmente non sarebbe giunta la qualificazione agli ottavi e probabilmente non avrebbe avuto più punti in classifica, ma il tutto sarebbe stato giustificato dall’avvio di un ciclo di giovani da far crescere e a cui fare accumulare esperienza. Un anno di titolarità e di conoscenza di schemi e compagni sarebbe servito a creare un’identità di squadra sulla quale inserire nuovi acquisti mirati a migliorare i reparti più deboli, ma sempre seguendo la filosofia della ricostruzione. Non solo mancare gli obbiettivi sarebbe stato più comprensibile, ma i tifosi stessi avrebbero percepito questi risultati come i normali incidenti di percorso da affrontare per la crescita di un gruppo giovane.