Con una tripletta da sogno, Hernan Lopez fa volare il Central Cordoba di Abel Balbo e raccoglie idealmente l’eredità del prozio Diego Armando Maradona.
Nessuno potrà mai dimenticare ciò che ha fatto sui campi di calcio Diego Armando Maradona, un giocatore che non ha avuto e non ha eguali ancora oggi. Il carisma, lo stile di gioco, il genio nell’invenzione e nella giocata lo hanno reso il giocatore più imprevedibile e bello da vedere della storia, con buona pace per i sostenitori di Pelè, Di Stefano e adesso di Messi. Probabilmente solo il funambolo del Paris Saint Germain è l’unico calciatore della storia ad aver eguagliato la qualità e la tecnica sopraffina del Pibe de Oro, diventandone di fatto l’erede in campo, ma all’ex Barcellona manca la scintilla di pazzia che ha reso unico Diego e che lo ha reso personaggio non solo in campo ma anche fuori dal rettangolo di gioco.
Nella grande famiglia Maradona, nessuno tra i figli e i nipoti del Pibe è riuscito ad esprimersi ad alti livelli e sembrava che l’eredità di sangue di Maradona fosse dispersa una volta per sempre. Probabilmente portare il cognome più pesante della storia del calcio non aiuta i discendenti diretti di Diego, obbligati a sopportare un peso mediatico e una pressione eccessivi, specialmente in un Paese come l’Argentina in cui si vive per il calcio.
Pressione che ha subito meno Hernan Lopez, talentuosa mezzapunta cresciuta nelle giovanili del River Plate e ora in forza al Central Cordoba allenato dall’ex Roma Abel Balbo. Il ragazzo ha mostrato subito un talento non comune e in questa stagione sta decisamente sbocciando. Nella squadra di Cordoba l’esterno offensivo è diventato un punto di riferimento inamovibile, le sue giocate spaccano la partita e se inizia pure a segnare con regolarità ci troveremmo di fronte ad un prospetto pronto per il calcio europeo. La partita che lo ha fatto conoscere al mondo è stata quella tra il Cordoba Central e l’Aldosivi, occasione in cui Hernan ha messo a segno una tripletta e conquistato i titoli di tutti i giornali del mondo.
Piano però con i paragoni importanti, il trequartista ha talento, ma non è quel calciatore che nasce una volta ogni 20-30 anni. Se lasciato in pace e protetto potrà sbarcare dalle nostre parti e regalarci qualche perla, e chissà realizzare il sogno di vestire la maglia dell’albiceleste. Lui stesso ha fatto professione d’umiltà dopo la prestazione sensazionale di domenica, parlando con commozione del prozio: “Mio zio sarebbe stato felice per me. Ho sempre cercato di ascoltarlo procurandomi interviste o video. Mi ha sempre spronato a non aver paura e non mollare, lui è il mio riferimento. Mia nonna dice che gli assomiglio quando dribblo, io cerco di fare giocate simili. Insieme abbiamo visto varie partite del Mondiale ‘86, si ricordava ogni particolare. Mi manca, ma me lo sono goduto”.