La splendida vittoria del Manchester United contro il Tottenham dimostra che i Red Devils hanno trovato un’identità e che nelle partite che contano non hanno bisogno di Cristiano Ronaldo. L’ennesimo plateale gesto del portoghese dimostra che il rapporto con allenatore e club è ai ferri corti.
Le attenzioni dei media erano tutte su di lui. Nel pregara contro il Tottenham la stampa era focalizzata sul ruolo che il cinque volte pallone d’oro avrebbe avuto nel match, anche perché veniva da due partite da titolare e settimana scorsa era persino arrivato il primo gol su azione della sua stagione, il secondo di questo primo scorcio di campionato. Che questo non sia il periodo più felice e brillante della sua carriera è evidente ed è altrettanto evidente che il mancato trasferimento di quest’estate ha pesato non poco sul suo morale. Ten Hag ha subito chiarito che lo avrebbe trattato come tutti gli altri e che lui avrebbe dovuto fare un passo indietro: non considerarsi più il vertice della squadra e del gioco, ma un ingranaggio utile agli obiettivi della squadra.
Per CR7 era già un fastidio l’assenza del club dalla Champions League, ma l’idea di non essere più considerato indispensabile era proprio insopportabile. Per questa ragione ha spinto fino all’ultimo per trovare un altro ingaggio e per giocare in un club disposto a costruire un progetto sul suo enorme talento. La risposta delle big d’Europa però è stata chiara: uno con quella classe e quella decisività sotto porta farebbe comodo, ma non a quei prezzi (nessuno era disposto a pagarlo quanto fa il Man U) e non a quelle condizioni. Il fenomeno portoghese ha negato che la lettura fornita dai media fosse quella corretta ed ha anche annunciato che avrebbe raccontato la sua verità, ma questo momento non è mai arrivato probabilmente perché non c’era una lettura differente della situazione.
Il risultato è stato che è dovuto rimanere a Manchester e ha dovuto accettare di non essere il fulcro del progetto e del gioco. Il portoghese ha anche provato ad adattarsi alla situazione, limitando i gesti plateali quando veniva sostituito e quelli quando partiva dalla panchina. Sembrava che il suo nuovo atteggiamento stesse cominciando a premiare quando sono arrivate due partite da titolare e quando è arrivato il primo gol su azione. Proprio nel momento di presunta svolta, però, l’allenatore ha fatto una scelta tattica, preferendo inserire Rashford al centro dell’attacco perché – parole sue – gli garantiva un maggior pressing in fase di non possesso.
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Probabilmente CR7 non ha apprezzato la scelta di Ten Hag e non ha nemmeno apprezzato la spiegazione. Tuttavia il tecnico olandese ha fatto una considerazione tattica più che valita: il Tottenham di Antonio Conte gioca sull’intensità e per contrastarlo c’è bisogno di avere in campo giocatori in grado di reggere questa intensità. Il Cristiano Ronaldo visto in questi mesi è l’ombra del giocatore visto alla Juventus, giocatore che già in quei tre anni non era troppo propenso a pressare e sacrificarsi in fase di non possesso. L’allenatore ha dunque ritenuto opportuno sfruttare la freschezza e la gamba di Rashford. In tal senso va letta anche la decisione di lasciare in panchina Eriksen e di preferirgli Fred al fianco di Casemiro o quella di fare giocare Elanga al posto di Sancho quando il talento inglese è calato fisicamente.
Insomma a livello puramente teorico la scelta ha senso, ma soprattutto da quello pratico ha pagato: il Manchester United ha giocato la miglior partita della stagione contro il Tottenham ed il 2-0 finale non rende giustizia alla grande prestazione dei Red Devils ed al numero di occasioni che sono riusciti a creare. Se il match fosse finito 6-0, infatti, non sarebbe stato una sorpresa e gli avversari non avrebbero potuto parlare di risultato ingiusto. Con una partita dominata, ma mai chiusa definitivamente – un gol avrebbe potuto mettere a rischio la vittoria – Ten Hag ha deciso di mantenere lo stesso approccio tecnico-tattico, preferendo giocatori con gamba e intensità.
Appare evidente che la scelta compiuta non è stata uno sgarbo a Cristiano Ronaldo e non è stato un modo per umiliarlo, ma solo ciò che il tecnico riteneva più utile alla sua squadra in quel momento. Il fatto che il campione portoghese non riesca ad accettarlo è legato al fatto che non si sente arrivato, non comprende che vi siano ragioni tecnico-tattiche per cui la sua presenza in campo possa essere messa in discussione. Nel dopo partita Ten Hag non ha voluto parlare dell’abbandono del campo di CR7, ha spiegato che non voleva distogliere l’attenzione dai protagonisti di quel match, da quelli che hanno lavorato per la squadra e da squadra per regalare al pubblico e ai tifosi uno spettacolo eccezionale oltre che un grande risultato.
L’ultima eclatante uscita di Cristiano certifica il suo malcontento, dimostra che il suo rapporto con allenatore e club è ai minimi storici e probabilmente porterà a delle sanzioni disciplinari che gli costeranno anche quello scarso minutaggio che ha avuto ad inizio campionato. In questo modo non c’è possibilità di recuperare il rapporto ed è probabile che a gennaio il portoghese accetti il trasferimento. Se così sarà e se questo ennesimo colpo di testa gli pregiudicherà il campo – come sarebbe giusto – il rischio è che il lusitano vanifichi anche l’ultima chance che ha per strappare un contratto 10 zeri in un campionato europeo competitivo, ovvero gli imminenti Mondiali.
Manca infatti meno di un mese all’appuntamento più importante dell’anno e CR7 rischia di arrivarci fuori condizione e senza la capacità di incidere. La sua fortuna è che il ct della nazionale portoghese lo tiene in grande considerazione e cercherà in ogni modo di renderlo centrale per i destini della sua nazionale. Possibile dunque che le motivazioni forti che ha in questo momento, la voglia di rivalsa su chi lo considerà ormai finito, lo porti a giocare ad un livello più consono al suo passato. Un buon mondiale potrebbe ridargli fiducia e mercato, spingere qualcuno a puntare su di lui e sulla sua voglia di rivalsa per concludere al meglio la stagione e poter contare su un’arma in più. Gli occhi di tutti saranno puntati come sempre su di lui e chiunque sia appassionato di calcio è curioso di scoprire se riuscirà a rinascere (con un canto del cigno che sarebbe da annali di storia del calcio) o se è davvero arrivato il momento di concludere una meravigliosa epopea calcistica.