Quando arrivi dal Brasile, in Italia pensano tutti sia un fenomeno.
Avranno pensato lo stesso di Fabio Alves da Silva, giunto in Italia nel luglio del 1998 – quando nel Bel Paese c’è un certo Ronaldo a fare il bello e il cattivo tempo.
Chi è Fabio Alves da Silva? Vi chiederete forse.
E’ ben probabile lo conosciate con il suo pseudonimo, Bilica.
Bilica significa lecca-lecca e da bambino pare fosse ghiotto della leccornia in questione.
Fu portato in Italia da Maurizio Zamparini, che lo acquistò per il suo Venezia neopromosso in Serie A (da cui mancava da oltre 30 anni, e guidato da Walter Novellino conquistò un’importante salvezza.
Giocò con i lagunari fino alla stagione 2002/03, quando fu acquistato dal Palermo.
Ma la lunga parentesi veneziana fu sicuramente la più importante per il difensore brasiliano.
Sebbene non siano esattamente rose e fiori.
Lo raccontò Tuta, dopo la rete contro il Bari che fece arrabbiare tanto i suoi compagni quanto gli avversari. Una rete che non avrebbe dovuto segnare, per presunti taciti accordi fra le due compagini. Taciti accordi poi smentiti anche dallo stesso attaccante, pronto a ritrattare.
Ad ogni modo, in un’intervista seguente Tuta – che fu abbracciato per l’occasione solo da Bilica – disse:
“Isolano me e Bilica, probabilmente perché siamo stranieri e non parliamo la loro lingua. Ci sentiamo un po’ emarginati. Né i compagni né Novellino parlano volentieri con noi”.
Tuta lascerà Venezia (e il calcio europeo) a fine stagione, ma Bilica no.
E avrà modo di scrivere la storia, da buono e da cattivo.
Da buono, il 7 novembre 1999. A San Siro i lagunari vanno a giocare contro i rossoneri campioni d’Italia in carica.
La gara si indirizza sui binari più favorevoli ai rossoneri nella ripresa, quando Bierhoff e Weah portano in vantaggio i suoi, e al 77′ Casazza causa un rigore, facendosi frattanto espellere.
La partita è virtualmente finita ma c’è tempo per un momento storico (quantomeno per Bilica): subentrato come portiere, il brasiliano para il rigore a Shevchenko, prima di doversi arrendere alla botta secca di Pierluigi Orlandini sul prosieguo dell’azione.
Un momento di gloria per Bilica, considerando anche che Shevchenko a fine stagione sarà il capocannoniere della Serie A.
A fine stagione, frattanto, il Venezia retrocederà ma la permanenza tra i cadetti durerà una sola stagione: i lagunari tornano in A e per Bilica, nell’autunno del 2001, il secondo momento di ribalta.
Stavolta, però, non c’è nulla di cui vantarsi.
Ai margini di un Brescia-Venezia (terminato poi 3-2 per i lombardi) pare che minacci Roberto Baggio, allora stella delle rondinelle.
Citando un articolo del 9 novembre 2001 de La Repubblica, in cui la vittima è Baggio e il cattivo il nostro Bilica:
“L’accusa (pure questa presunta sino a prova definitiva) della vittima è di essere stato minacciato dal cattivo: “Ti spezzo le gambe, tu ai Mondiali non ci vai”, gli avrebbe detto nel match tra i veneti e il Brescia. Lo ha detto quattro giorni fa il procuratore del fantasista, Roberto Petrone, lo ha confermato lo stesso giocatore oggi al capo dell’Ufficio Indagine della Figc, Italo Pappa. L’ispettore si è mosso da Roma è andato sino a Caldogno, alle porte di Vicenza, dove Robi è in convalescenza (starà fuori due mesi) e ha raccolto la sua deposizione”.
Effettivamente Baggio uscì malconcio da quella gara e purtroppo al Mondiale del 2002 non ci andrà davvero.
E se Baggio – con cui in seguitò farà pace, ché il Divin Covino non è uno che serba rancore – nel 2002 non andrà al Mondiale, Bilica andrà a Palermo dove rimarrà sei mesi, prima di tornare a nord poprio al Brescia (dove sarà compagno di Baggio, Guardiola e di un giovane Toni).
Ceduto a fine stagione, adrà nelle Marche, per disputare 17 gare (realizzando una rete) con la casacca dell’Ancona, autore di una stagione fallimentare (con immediata retrocessione da fanalino di coda).
Finita la lunga parentesi italiana per Bilica, un breve passaggio per il Brasile (giocherà con la casacca del Gremio, dove arriverà alle mani con l’allenatore e verrà licenziato) ed il ritorno in Europa.
Gioca in Germania, in Francia, in Romania ma soprattutto in Turchia, dove riempie la propria bacheca sin lì rimasta vuota con una coppa di Turchia, un campionato turco e una Supercoppa con la casacca del Fenerbahçe.
Nel 2016 ritorna definitivamente in Brasile.
Ma cosa fa Bilica oggi?
Fabio Bilica oggi
In barba a quello che dice la carta d’identità (a gennaio compirà 43 anni) Fabio Bilica continua a giocare, seppure nelle serie minori brasiliane.
Al momento militerebbe nel Forte Rio Bananal, nel Campeonato Capixaba Série B – secondo e ultimo livello calcistico nello stato dell’Espírito Santo.
Di Bilica – di cui avrete notato il fatto che possa essere considerato una testa calda – si possono ricordare anche problemi con la legge: è stato arrestato diverse volte, per le accuse più disparate (come riportato da calciomercato.com si va dalla corruzione di minore, ai problemi con gli alimeti non pagati alle figlie ad un’accusa di stupro da parte di una vicina).