La storia del calcio è fatta di campioni e di pippe, di grandi gregari e promesse non mantenute.
Alla seconda categoria, in qualche forma, potremmo inserire il calciatore di cui scriveremo quest’oggi.
Un calciatore che appartiene ad un’altra categoria di cui si potrebbe scrivere a lungo, quella dei portieri considerati predestinati e poi destinati a carriere più anonime (per i motivi più disparati: in tempi recenti si pensi a Curci e Scuffet, cui magari un giorno dedicheremo post ad hoc).
Ma quest’oggi siamo qui per scrivere di Angelo Pagotto da Verbania, acquistato da giovanissimo dal Napoli e titolare in serie A nel 1995 con la casacca della Sampdoria: aveva 22 anni ed il futuro sembrava il suo.
Lo sembrava soprattutto nell’estate del 1996, quando anche grazie alle sue parate la Nazionale under 21 vincerà l’europeo di categoria in Spagna, battendo gli iberici padroni di casa dal dischetto: Pagotto para i tentativi di Raul e del futuro laziale Iván de la Peña.
Viene quindi acquistato dal Milan che ne vuole fare l’erede di un Sebastiano Rossi fisiologicamente in declino, ma qualcosa inizia già ad incrinarsi: Cesare Maldini non lo convoca per le Olimpiadi (sarà Pagliuca il portiere titolare ad Atlanta, seppur fuoriquota, con un giovanissimo Buffon alle spalle) e l’esperienza rossonera, poi, non è delle più positive – con Rossi che, in una stagione difficile per il Milan, otterrà nuovamente i galloni del titolare.
Da lì, per lui, poco spazio in serie A: stagioni da titolare nelle serie minori con promozioni assicurate (a Perugia dalla B alla A, a Trieste dalla C1 alla B, idem ad Arezzo) e qualche problema con l’antidoping – una squalifica per due anni nel 2000, un’altra per 8 anni nel 2007 quando si trova a Crotone (e quando, a differenza della volta precedente, ammetterà la proprie colpe).
Accuse, mai provate, da parte dei presidenti di vendersi le partite (accuse mosse da Gaucci e da Amilcare Berti, rispettivamente presidenti di Perugia e Triestina) e una carriera sottotono soprattutto per aver frequentato le persone sbagliate – come raccontato al sito di Gianluca Di Marzio – “fra ragazzi che giravano con le pistole e mi facevano sentire uno di famiglia. Sono stato un c…ione. E pagherò quei secondi tutta la vita”.
Cosa fa Angelo Pagotto oggi?
Angelo Pagotto si è allontanato dal mondo del calcio, lavorando dapprima come cuoco e pizzaiolo in Germania e poi in un’azienda tessile a Prato:
“Questa è la mia vita oggi. Sette ore al giorno. Non mi spaventa, ringrazio mia sorella che mi ha trovato quest’impiego. Da quando ho dovuto smettere col calcio, mi sono rimboccato le maniche. Ho fatto il cuoco, il pizzaiolo, sono andato in Germania. Ho lavorato di giorno e di notte, lavando piatti e riprendendo in mano la mia vita. Sono ancora in piedi”.
Ma, una volta scontata la qualifica, è tornato nel mondo del pallone, come preparatore dei portieri (prima alla Lucchese, quindi all’Avellino: in precedenza, nel 2011, ci aveva provato alla Sanremese ma era ancora squalificato, fu beccato e ricevette un allungamento della squalifica).