Il trequartista turco non ha trovato l’accordo economico con il Milan ed ha confermato di aver accettato l’offerta dell’Inter.
L’approdo in Champions League doveva essere per il Milan il punto di svolta per convincere i senatori di Pioli a firmare il rinnovo contrattuale e attrarre nuove stelle da affiancargli. Il nuovo Milan di Pioli, quello che giocherà l’anno prossimo la massima competizione europea, doveva partire dall’intelaiatura formata da Donnarumma, Romagnoli, Kessie, Calhanoglu e Ibrahimovic. Questo l’asse centrale sul quale basare la formazione del futuro che si è sfaldato nel giro di pochi mesi. Il primo ad abbandonare la barca è stato Romagnoli: il difensore è calato nelle prestazioni e con il passare delle giornate è diventato primo sostituto della coppia di centrali formata da Kjaer e Tomori.
Prima della fine del campionato si è defilato per problemi al ginocchio anche Ibrahimovic. Il gigante svedese si è fatto male nel momento cruciale della stagione e non è chiaro quale possa essere la sua resa il prossimo anno. Quindi c’è stato il primo “tradimento”, con Donnarumma che ha tirato la corda costringendo il Milan a sostituirlo con Maignan. Proprio nelle ore in cui il portiere della nazionale ha svolto le visite mediche per il Paris Saint Germain, ecco che è arrivato il secondo addio: Hakan Calhanoglu ha confermato le voci sul suo accordo con l’Inter: “Firmerò il contratto domani”. Il 27 turco firmerà un contratto da 5 anni a 5 milioni di euro a stagione più bonus.
I rossoneri lavorano adesso al rinnovo di Frank Kessie, probabilmente il migliore della stagione appena conclusa. Perdere anche lui significherebbe dover rifare in toto il centrocampo. Inoltre sarebbe la terza perdita senza introito, poiché anche lui andrebbe via a zero. Ciò significa che il tesoretto Champions dovrebbe essere utilizzato non per rinforzare la squadra ma per sostituire i partenti, senza la certezza che i sostituti avranno il medesimo impatto. A questi problemi bisogna aggiungere quelli per il riscatto di Tonali e per quello di Brahim Diaz.
Insomma il Milan in Champions, attualmente si trova con più dubbi che certezze e più debole di quello che l’ha conquistata. Considerando il fatto che la società non ha intenzione di allargare i cordoni della borsa, portare a termine i riscatti fissati (Tomori è costato 28 milioni, Tonali e Diaz non tornano per meno di 20) potrebbe togliere la possibilità di investire in nuovi giocatori. Il Milan dunque dovrebbe continuare con la politica dei prestiti, una strategia che è un’arma a doppio taglio: se si valorizza il calciatore, rischi di perderlo in favore della squadra che ne detiene il cartellino se non lo paghi più del suo valore (il caso Diaz), mentre se non rende come previsto ed hai fissato un riscatto alto, potresti non trovare l’accordo per farlo tuo ad un prezzo inferiore (il caso Tonali). Dopo un’annata del genere ci si aspettava un mercato galvanizzante, invece le prospettive rossonere sono tutt’altro che rosee ed i tifosi temono un passo indietro che avrebbe del clamoroso.