Era il 25 gennaio del 1995.
Eric Cantona, fuoriclasse francese del Manchester United, uno che porta con orgoglio la casacca numero 7 che è stata di George Best e sarà di Beckham e Cristiano Ronaldo, viene espulso durante il match contro il Crystal Palace.
Avviandosi verso gli spogliatoio, viene subissato di offese dai tifosi del Palace.
Tra le varie offese, riecheggia quella di Matthew Simmons, ventenne di Thornton Heath, South London.
Ventenne e simpatizzante di estrema destra, si scoprirà poi (con tanto di storie di violenza attribuitegli).
Simmons insulta il fuoriclasse transalpino: “Francese figlio di puttana”.
Qualche altra fonte, parla di xenofobia ancor più esplicita: “Torna al tuo paese, francese bastardo!”
Fatto sta che Eric Cantona da Marsiglia questo tipo di cose non se le fa dire.
Eric, figlio di Albert, di origini sarde, e di Eleonore, figlia di rifugiati catalani in fuga dal regime di Franco, si lancia in volo su Simmons.
Un calcio volante, un altro calcio, un paio di pugni.
Per lui una condanna in primo grado a due settimane di carcere (sentenza ridotta in appello a 120 ore di servizio civile) e la sospensione dalla federcalcio inglese per nove mesi, fino all’ottobre successivo, per lo United uno scudetto perso a favore del Blackburn di Alan Shearer: sarà l’unico scudetto non vinto dallo United di Cantona.
In un’intervista rilasciata qualche anno fa alla BBC, Cantona ha dichiarato in merito:
“Quando ho preso a calci il fascista. Per alcuni è un sogno calciare queste persone. L’ho fatto per loro, quindi sono felici. Saltare e calciare un fascista non può essere assaporato ogni giorno. Avrei dovuto dare un calcio al fascista più forte. Non posso pentirmi. Mi sono sentito benissimo. Ne ho imparato e penso che anche lui”.