Otto reti e otto assist in diciassette partite sono un bottino di tutto rispetto.
E così Henrikh Mkhitaryan è a tutti gli effetti uno dei giocatori più importanti della Roma targata Fonseca.
Intervitato da La Repubblica, si è raccontato a 360° – parlando anche delle sue origini e del sociale (Mkhitaryan è armeno ed è noto come sia un momento particolare per l’Armenia, col conflitto con l’Azerbaigian in atto).
Ma parliamo proprio delle sue origini, ma di quelle calcistiche. Qual è il primo ricordo di Mkhitaryan legato al giuoco del pallone: “È legato a mio padre Hamlet. Era attaccante, andò a giocare in Francia e lì ho iniziato a seguire le partite. È morto quando avevo 7 anni: quando si ammalò siamo tornati a Erevan e lì sono andato a scuola calcio”.
Quindi, sul succitato conflitto: “Non sono molte le persone che mi capiscono perché poche persone si sono trovate in situazioni simili. Da piccolo non capivo molto, ma poi ho studiato, anche a scuola, e ho visto cose dolorose. È incredibile che nel XXI secolo capitino cose del genere, una guerra che dura da trent’anni. Fa male pensare ci siano prigionieri detenuti in Azerbaigian, sottratti alle loro famiglie da anni e anni. Quando è esploso il conflitto mi hanno chiesto di convincere altri calciatori a esporsi con un messaggio di sostegno all’Armenia. Ma io sono contrario a chiedere a persone che non conoscono la storia del Paese di prendere posizione. L’ho fatto io, ma solo con appelli alla pace, nient’altro. Era importante che il mondo si svegliasse, che qualcuno facesse sentire la propria voce. Molti hanno preferito non essere coinvolti. Ringrazio il governo italiano per il sostegno, anche Matteo Salvini, anche se la mia non è una preferenza politica. E grazie a chi ha riconosciuto l’indipendenza dell’Artsakh (repubblica proclamata dagli armeni in Nagorno Karabakh)”.
Sulla scelta (di ormai un anno fa) di approdare alla Roma: “Era una possibilità per dimostrare di poter ancora giocare bene. La Roma ha creduto in me, si vede da come gioco che qui sono felice, no?“.
Adesso, c’è da ragionare sul rinnovo di contratto – con quello attuale che lo lega ai giallorossi in scadenza a fine stagione: “Non c’è stato tempo di parlarne, in pochi giorni abbiamo avuto l’Inter e ora la Lazio. Presto ne parleremo“.