La scienza conferma: tifare è uno stress per il cuore. Uno studio rivela l’aumento delle pulsazioni durante le partite. Ecco i consigli per godersi lo sport in sicurezza.

Guardare la propria squadra del cuore mentre cerca la rimonta, subisce un gol al 90′ o viene massacrata dall’avversario 5-0 in una finale di Champions (ogni riferimento all’Inter contro il PSG è puramente casuale) non è solo un passatempo. È un’esperienza fisica a tutti gli effetti. E la scienza, ancora una volta, ci mette in guardia: quel fischio d’inizio è anche il via di un duro allenamento per il nostro sistema cardiovascolare.

A lanciare l’allarme è un piccolo ma significativo studio canadese pubblicato sul Canadian Journal of Cardiology ormai qualche anno or sono. La ricerca ha monitorato 20 tifosi in perfetta salute dei Montreal Canadiens, rilevando un’impennata delle pulsazioni cardiache equiparabile allo stress di un esercizio fisico da moderato a intenso. Un dato che fa riflettere, soprattutto perché legato a persone senza alcun precedente di malattie cardiache.

Sebbene lo studio si sia concentrato sull’hockey, il principio è universale e trova riscontro in altre discipline. Pensiamo all’emozione di un rigore nel calcio, di un canestro decisivo negli ultimi secondi di una partita di basket, o di un touchdown negli ultimi minuti di un Super Bowl: l’intensità emotiva (laddove si è coinvolti) è la stessa.

Uno studio tedesco pubblicato sul New England Journal of Medicine ha addirittura documentato un aumento significativo degli eventi cardiaci acuti nella popolazione maschile durante i campionati mondiali di calcio (noi italiani in tal senso siamo fortunati a non parteciparvi da parecchio tempo ormai). Questo non fa che confermare che lo stress da tifo è un fattore di rischio reale, particolarmente insidioso perché legato al tempo libero e al divertimento (beffardo subire un infarto quando in teoria staremmo assistendo ad un giuoco).

Perché il cuore accelera? La risposta è nell’evoluzione

Ma da dove nasce questa reazione fisica così forte a un evento che, in fondo, ci riguarda solo indirettamente? La risposta potrebbe risiedere nella nostra biologia. In situazioni di alto coinvolgimento emotivo – che sia una partita o una scena di pericolo in un film – il nostro corpo rilascia ormoni dello stress come l’adrenalina e il cortisolo.

Questo meccanismo, noto come “reazione di attacco o fuga”, è un’eredità dei nostri antenati, preparava il corpo a fronteggiare un pericolo imminente. Oggi, non dobbiamo fuggire da un predatore, ma il nostro cuore non lo sa. Per lui, un’azione da gol è un potenziale pericolo (o opportunità) che richiede una risposta immediata: battiti accelerati, pressione sanguigna in aumento e maggiore afflusso di sangue ai muscoli. Inoltre, ma questa la butta lì lo scrivente che non è uno scienziato, potrebbero entrarci pure i neuroni specchio: vediamo giocare a calcio? I nostri neuroni specchio ci fanno reagire in toto come se stessimo giocando anche noi, e quindi con un battito cardiaco accelarato.

Dallo stadio al divano: dove si rischia di più?

Lo studio canadese ha fatto un’altra distinzione cruciale: l’impatto cambia a seconda di dove si guarda la partita. I tifosi allo stadio hanno mostrato un aumento del 110% della frequenza cardiaca, contro il “più modesto” 75% di chi guardava in TV. Non solo: il loro cuore è rimasto sotto sforzo per ben 72 minuti, quasi il doppio rispetto a chi era a casa.

La spiegazione? L’atmosfera allo stadio è totalizzante. Le urla della folla, la tensione palpabile, l’impossibilità di distogliere lo sguardo: tutto contribuisce a creare un’esperienza sensoriale più intensa che amplifica la risposta fisiologica. (E non sono rari, infatti, i casi di partite sospese per malori sugli spalti).

Godersi lo sport in sicurezza: i consigli praticabili

Questi dati non significano che dobbiamo smettere di tifare o, più in generale, di guardare le partite alla tv o allo stadio. Significano che dobbiamo farlo con consapevolezza, soprattutto se si rientra in categorie a rischio o si hanno patologie cardiache preesistenti.

Ecco qualche strategia semplice ma efficace:

Idratarsi bene: preferisci acqua o bevande non zuccherate ad alcol e bevande energetiche, che possono aumentare la pressione e la disidratazione.
Fare pause attive: durante l’intervallo, alzati, fai due passi, respira profondamente. Spezzare la tensione continua aiuta a “resettare” il sistema nervoso. (E no, le sigarette non sono l’ideale ché alzano la pressione nonostante si possa credere ci si stia rilassando).
Mantenere la prospettiva: ricorda a te stesso che, per quanto appassionante, è pur sempre un gioco. Un approccio più filosofico al risultato può aiutare a mitigare l’ansia da prestazione… della tua squadra.
Attenzione ai sintomi: se avverti dolore al petto, mancanza di respiro, sudorazione fredda o vertigini durante una partita particolarmente emozionante, non ignorarli. Ascolta il tuo corpo (e spegni la TV o lascia lo stadio – ricorda che è pur sempre uno stupido gioco).

Di admin

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