Scopri qual è lo stadio più antico d’Italia, il più capiente e se ce n’è uno più bello degli altri – tra storia, architettura e aneddoti curiosi.
Quando si parla di calcio in Italia, non si può fare a meno di pensare agli stadi. Non sono soltanto luoghi dove si gioca a pallone: sono teatri, monumenti popolari, spazi in cui si intrecciano emozioni, storie di città, architettura e – spesso – tanta nostalgia. Alcuni impianti italiani sono vere icone, amati e odiati allo stesso tempo, simboli del nostro calcio glorioso ma anche delle difficoltà strutturali del presente. Ma andiamo con ordine per rispondere alle seguenti domande che spesso fanno capolino nella testa dei tifosi tricolore: qual è lo stadio più antico d’Italia? Quale il più capiente? E soprattutto, quale può essere definito il più bello?
I 5 stadi più grandi d’Italia (dove batte più forte il cuore)
Il primo della lista non sorprende nessuno: San Siro, ufficialmente Giuseppe Meazza, inaugurato nel 1926 e ampliato più volte. Con quasi 76.000 posti (75.923), resta il gigante del calcio italiano. Per i tifosi di Inter e Milan è “La Scala del calcio”, un soprannome che dice tutto sul suo fascino (sebbene da tempo si parli di dismetterlo, a vantaggio di uno stadio di proprietà delle due società). È qui che hanno giocato campioni come Rivera e Mazzola, Van Basten e Ronaldo, ed è qui che si sono disputate finali di Champions League e partite memorabili dei Mondiali.
Segue lo Stadio Olimpico di Roma, aperto nel 1953. Con i suoi 70.000 spettatori (70.634 spettatori, per la precisione, sebbene la massima affluenza certificata sia di 78886 spettatori) è il cuore pulsante della Capitale calcistica, teatro del derby della città eterna e cornice degli Europei del 1968 e del 2020.
Più recente è il San Nicola di Bari, progettato da Renzo Piano per i Mondiali di Italia ’90. Conosciuto come “l’Astronave” per la sua forma avveniristica, può accogliere oltre 58.000 tifosi (58.270) e resta uno degli stadi architettonicamente più particolari del Paese.
Subito fuori dal podio troviamo il San Paolo di Napoli, stadio oggi intitolato a Diego Armando Maradona, costruito nel 1959 e in grado di ospitare 54.726 spettatori. Qui il legame tra impianto e città è indissolubile: è il luogo dove il Pibe de Oro ha scritto pagine immortali, e dove ancora oggi la sua ombra sembra vegliare sugli spalti.
Chiude questa classifica l’Artemio Franchi di Firenze, aperto nel 1931 con i suoi oltre 43.000 posti (43.17). Un impianto che, come vedremo, non è solo capiente ma anche un’opera d’arte.
I 5 stadi più antichi d’Italia (quando la storia entra in campo)
La palma del più antico spetta a una sorpresa: l’Arena Civica Gianni Brera di Milano, inaugurata nel 1807 sotto Napoleone. Oggi ospita circa 10.000 spettatori e viene utilizzata da squadre minori, ma resta un pezzo di storia incastonato nel Parco Sempione, a due passi dal Castello Sforzesco.
Un altro gioiello poco noto è lo Stadio Domenico Conte di Pozzuoli, attivo dal 1906 e legato alla Puteolana. Piccolo (circa 5.000 posti), ma ricco di memoria.
Il primo “vero” grande stadio moderno in Italia è però il Luigi Ferraris di Genova, altresì conosciuto come Marassi. Aperto nel 1911, è ancora oggi la casa di Genoa e Sampdoria. Con i suoi circa 35.000 posti, è considerato un tempio del calcio italiano: basta pensare al calore del “Derby della Lanterna” per capire la sua importanza. Ha ospitato i Mondiali del 1934 e quelli del 1990, e chi ci è entrato almeno una volta ricorda l’atmosfera unica che sa regalare.
Appena due anni dopo, nel 1913, nasceva il Pier Luigi Penzo di Venezia, stadio dalla posizione invidiabile: si trova sulla laguna, e raggiungerlo in barca lo rende unico al mondo. Non a caso, molti tifosi stranieri lo citano come uno degli impianti più suggestivi.
Infine c’è lo Stadio San Francesco d’Assisi di Nocera Inferiore, inaugurato nel 1914, che con i suoi 8.000 posti continua a essere un punto di riferimento per la Nocerina e la comunità locale.
Qual è il più bello? Una questione (molto) soggettiva
Stabilire quale sia il più bello è difficile, perché dipende dallo sguardo (è noto che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, no?). Per alcuni il fascino inarrivabile è quello del Ferraris, con i suoi spalti a ridosso del campo e l’atmosfera caldissima. Per altri, il primato va all’Artemio Franchi, progettato da Pier Luigi Nervi: un capolavoro di ingegneria razionalista, famoso per la celebre “Torre di Maratona” che domina il panorama. Altri ancora si lasciano conquistare dall’architettura futuristica del San Nicola o dalla maestosità di San Siro (stadio per altro citato in abbondanza in contesti musicali).
Quello che è certo, però, è che gli stadi italiani non godono di ottima salute. Molti sono vetusti, con un’età media di quasi settant’anni, soffrono di manutenzione scarsa e la burocrazia ne impedisce l’ammodernamento (oltre all’eventuale creazione di nuovi impianti): a differenza di Inghilterra o Germania, dove stadi moderni e funzionali sono diventati la norma, in Italia si continua a giocare in strutture storiche, in alcuni casi affascinanti ma poco adatte agli standard di oggi. La speranza è che le cose possano cambiare in tempi brevi: il futuro del nostro calcio passa anche da qui, soprattutto in vista di Euro 2032, che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia.
Stadi come specchio dell’Italia, bella e decadente (o forse proprio decaduta)
In fondo, gli stadi italiani sono lo specchio del Paese: ricchi di storia, emozionanti grazie al genius loci, maestosi in alcuni casi, ma spesso trascurati. Per i tifosi restano luoghi dell’anima: chi entra al San Paolo (oggi Maradona) pensa a Diego, chi varca le porte del Ferraris sente il peso della tradizione, chi si affaccia al Franchi si trova davanti a un’opera d’arte.
Forse il “più bello” non esiste (lo stesso concetto di bello è estremamente soggettivo: de gustibus…), o forse coincide con quello che custodisce i ricordi personali di ciascun tifoso. Ed è proprio questa magia a rendere unici gli stadi italiani: più che impianti sportivi, scrigni di memoria collettiva.