Classe ’94, Bruno Fernandes è a tutti gli effetti un veterano del calcio internazionale nonostante abbia “solo” 28 anni.

Nato a Maia, nella provincia di Porto, ha iniziato il suo percorso internazionale a soli 18 anni, dalla provincia del calcio europeo, dalla provincia del calcio italiano: fu il Novara a notarlo, nemmeno 18enne, e ad acquistarlo dal Boavista per 40.000 euro.

Per lui una stagione in serie B prima di passare all’Udinese: tre stagioni in Friuli, prima del passaggio alla Sampdoria (dove indosserà la maglia numero 10).

Il club blucerchiato nel 2017 lo cede allo Sporting Lisbona per 8,5 milioni di euro più bonus e dopo 2 anni e mezzo per lui il tanto desiderato salto in Premier League, in una nobile decaduta del calcio inglese: lo United sottono ormai da nani che lo acquista per 55 milioni di euro più 25 di bonus.

Adesso, secondo Transfermarkt, Bruno Fernandes vale 75 milioni. Ma chi è stato l’uomo ad acquistarlo per 40.000 euro dal Boavista, dimostrandosi quantomeno visionario?

Chi è Mauro Borghetti, lo “scopritore” di Bruno Fernandes?

Le qualità di Bruno Fernandes sono oggi note ai più.

Ma chi è colui il quale ha puntato per la prima volta su di lui?

Parliamo di Mauro Borghetti, entrato nel Novara come responsabile del settore giovanile per poi diventare direttore sportivo nel gennaio del 2021.

Da quest’anno è direttore sportivo della Folgore Caratese in serie D, ma rimane per lui il vanto di aver creduto per primo in Bruno Fernandes, assieme a Cristiano Giaretta, all’epoca Ds del Novara e in seguito dirigente dell’Udinese (dove porterà con sé Bruno Fernandes).

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport di qualche tempo fa, raccontava in merito all’acquisto del fantasita portoghese:

“Il suo nome uscì in una riunione con Cristiano Giaretta e Javier Ribalta, osservatore del club che lo vide per primo. All’epoca ero il responsabile del settore giovanile, quindi partii da Novara e andai a vederlo giocare col Boavista U19. Rischiai di perdere l’aereo per il Portogallo, salii all’ultimo secondo. Era un sabato pomeriggio. Ricordo personalità e spregiudicatezza. Giocò una gara normale con ragazzi più grandi di lui. Bruno è un ’94, gli altri ’93. So che c’erano altre squadre, ma non credo sia piaciuto. Forse siamo stati più incoscienti di altri, chissà, così lo acquistammo per 40mila euro. Era un investimento per la Primavera, quindi si trattava di una grande responsabilità”.

Quindi, sul suo impatto in Italia:

“Non sembrava neanche un calciatore: pantaloni larghi, camicia a quadri, maglioncino. Imparò la lingua in due mesi. Aveva la camera tappezzata di post-it con le frasi in italiano, camminava per la stanza e ripeteva. Ricordo la prima gara in casa contro la Primavera della Samp, apriti cielo. Tunnel, lanci d’esterno, tacchi, perfino una rabona. Ti aspettavi sempre qualcosa di eccezionale, tant’è che dopo sei mesi tra i giovani passò in prima squadra in Serie B. Segnò 4 gol nel girone di ritorno”.

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