Lunga intervista ai microfoni di Teleroma56 rilasciata da Walter Sabatini, direttore dell’area tecnica del Bologna ed ex direttore sportivo della Roma.
Una intervista in cui ha parlato soprattutto della sua esperienza romana (durata dal 2011 – quanto giunse come consulente di mercato – al 2016. In precedenza vestì la maglia giallorossa nella stagione 1976/77) e dell’ambiente giallorosso, ma non solo.
Riporteremo di seguito solo alcuni dei passaggi principali.
A partire dalla sua opinione su Dzeko:
“Vedere trattato Dzeko con un’ironia grossolana… E’ un professionista eccezionale, con una grande educazione. Non ha mai creato problemi e non può crearne. Se c’è stato un diverbio da spogliatoio non ci possono essere conseguenze così importanti. Ricordo che in due anni è stato ceduto quattro volte. E per quattro volte ha deciso di restare alla Roma. E’ il capitano, ha realizzato oltre 100 gol, a che cosa tende questa storia di Dzeko? Perché ci deve essere un’autodistruzione di tutto l’ambiente per una presa di posizione di un allenatore seppur bravo?”
E proprio sul “seppur bravo” allenatore, Paulo Fonseca:
“E’ un bravo allenatore, ma deve smetterla di fare il kapò. Sul campo lo vedo davvero bene, un dirigente mi chiese se fosse il caso di presentarlo alla Roma e io spesi ottime parole per lui. Adesso bisogna vincere le partite, basta storielle”.
Quindi, sulla sua pluriennale esperienza all’ombra del colosseo:
“Ogni cosa che facevo la facevo con la consapevolezza di essere il direttore sportivo della Roma, questo club è stata la cosa più bella della mia vita. La mia operazione. migliore? Dal punto di vista finanziario Alisson, è arrivato per 7 milioni, ha fatto un anno da dodicesimo ed era arrabbiatissimo con me, poi è decollato come è giusto che fosse. Il mio più grande rimpianto? Non riuscire a prendere Mkhitaryan quando era ancora allo Shakhtar Donetsk. Avevo anche preso Cuadrado, ma non voglio parlarne: dovrei denunciare un allenatore per questo, non lo farò mai”.
E, per finire, le parole che forse hanno fatto più rumore (più per l’uso delle parole che per il merito delle parole in sé) su Radja Nainggolan (acquistato a suo tempo proprio da Sabatini):
“Nainggolan è un poco di buono, mai ha voluto riconoscere a me una parte della sua felicità o della sua storia. Ho un affetto straordinario per lui, lo ho anche abbracciato quando era sudato ed è una cosa che non farei neanche con mio figlio, ma resta un poco di buono. Lo chiamavo di notte quando ero qui a Roma, mi giurava e spergiurava di essere a letto: un vero bugiardo, era sempre in giro. E’ ignobile per un professionista farsi riprendere ubriaco fuori da una discoteca, ma gli hai voluto un bene sportivo eccezionale, mi faceva emozionare con le sue scivolate. Quando arrivò a gennaio mi sembrava di aver fatto il colpo della vita, pensavo di aver preso il colpo di genialità tecnico-tattica che ci mancava. Si è messo da subito la maglia addosso”.