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“Non devo chiedere scusa perché non ho offeso nessuno”: Mihajlovic termina la bagarre con i tifosi?

Prima il video con Mihajlovic che fa ironia sui tifosi intenti ad accogliere la squadra prima della gara contro il Benevento, quindi lo striscione degli ultras e la giustificazione della società.

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Ma la bagarre tra tifosi e squadra, a Bologna, sembra avvicinarsi alla fine solo adesso.

Nel pomeriggio di ieri l’associazione Futuro Rossoblù ha incontrato a Casteldebole l’ad Claudio Fenucci e il coordinatore dell’area tecnica Walter Sabatini ed in serata Mihajlovic ha incontrato i rappresentanti della curva per una 50ina di minuti.

Un incontro risolutore, a quanto pare.

Anche se per Mihajlovic non c’era necessità di fare chiarezza, ribadendo nella conferenza stampa alla vigilia della sfida con il Sassuolo come non fosse sua intenzione offendere nessuno:

“Loro hanno espresso i propri punti di vista, poi ho parlato io e ho detto che mai e poi mai avrei potuto insultare o offendere qualcuno, perché so quanto mi hanno dato i tifosi, quanto ho dato io e che tipo di rapporto esiste. Io a Bologna sto bene e amerò questa piazza e questa gente fino a quando vivrò. Loro hanno sofferto per quel che è successo sul pullman, io quando ho letto ‘Pezzenti’ sullo striscione. Non devo chiedere scusa perché non ho offeso nessuno, è il mio modo di fare e scherzare, ma so che quando qualcuno ci rimane male è giusto parlarsi e lo abbiamo fatto. Un errore è stato non ringraziare quei 500 tifosi, la prossima volta faccio scendere tutti dal pullman: non ci abbiamo pensato, abbiamo sbagliato. In due anni e mezzo ho sempre mostrato gratitudine ai tifosi e loro a me durate la malattia: siamo stati bravi tutti e due perché abbiamo sempre fatto le cose col cuore, loro a starmi vicino, io a salvare la squadra e a lavorare anche quando ero in ospedale e per stare vicino ai giocatori da remoto mi facevo punture di cortisone. Non so quanto rimarrò qua ma io al tifoso del Bologna vorrò bene per tutta la vita. Sono sempre stato un ultrà per le squadre che ho allenato o in cui ho giocato: e quando mi arrabbio con i giornalisti o l’arbitro o per qualcos’altro lo faccio perché tengo alla mia squadra”.