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L’incredibile storia del primo italiano ad aver giocato nel campionato greco

Mirko Taccola ha raccontato la propria esperienza con la maglia del PAOK di Salonicco, quando divenne il primo calciatore italiano in Grecia.

Corre l’anno 1998, Mirko Taccola (già difensore di Inter e Napoli) rimane senza contratto dopo una stagione alla Lucchese e viene ingaggiato dal PAOK Salonicco, diventando il primo calciatore italiano nella storia a giocare nel campionato ellenico (in seguito sono stati diversi – come Lorenzo Pirola, ad oggi punto di forza dell’Olympiacos).

Durante l’ultima puntata di Non è più Domenica, podcast condotto da Rocco Di Vincenzo e Matteo Fantozzi (e viceversa), Mirko Taccola – oggi allenatore dello Scandicci in Eccellenza – ha raccontato la sua avventura in terra greca, segnate dai cambi in panchina che hanno segnato l’annata del PAOK (l’ucraino Blokhin, il local Anastasiadis e l’olandese Haan – che proprio non vedeva il buon Taccola)

“Avevo appena chiuso il contratto con la Lucchese in Serie B: dovevo restare a Lucca, ma non trovammo l’accordo e mi ritrovai disoccupato. Andai così a Coverciano con gli altri senza squadra: l’AIC ti permette di allenarti. Proprio lì mi chiamò il procuratore proponendomi il PAOK. All’inizio ero perplesso, ma era una squadra che giocava spesso le coppe e decisi di accettare. Ero il primo italiano in Grecia: un pianeta inesplorato. Alla fine fu una delle scelte più belle della mia carriera, perché in quell’anno ricevetti un affetto che non ho trovato altrove e che ancora oggi sento via social.

Quando arrivai in panchina c’era Blokhin, Pallone d’Oro. Dopo due settimane lo mandarono via: avevamo perso il derby con il Larissa e in Grecia i derby sono veri. Arrivò Anastasiadis, che durante il suo primo discorso si girò verso di me e disse: “Tu chi cazzo sei? Con me non giocherai mai, vattene”. Fu un colpo durissimo, ma d’orgoglio gli risposi: “Tra sette partite sarò titolare”.

Nel frattempo mi offrirono metà ingaggio per andarmene, ma rifiutai. Volevo dimostrare di poter cambiare le cose. La svolta arrivò in un’amichevole contro una squadra bulgara: davanti a 15mila tifosi giocai una partita incredibile e segnai un gol. Preso dall’emozione corsi sotto la curva e baciai la maglia, gesto che non avevo mai fatto. Da lì diventai l’idolo del pubblico.

La domenica dopo arrivò la convocazione: durante la partita si fece male un difensore, entrai io e da lì non uscii più. Così cominciò la mia vera storia al PAOK”.

In seguito, dopo una sola stagione, arrivò però l’addio per il precedentemente citato non ottimo rapporto con il tecnico olandese Arie Haan: “In seguito arrivò Haan, dell’Olanda di Cruif, e con lui non ebbi un buon rapporto. Quindi si arrivò alla fine, si arrivò alla rottura e lui lo confermarono e a me no”.

Di seguito il video delle sue parole integrali:

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