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Che fine ha fatto Tomas Brolin, protagonista col Parma di inizio ’90? Il ritiro a 28 anni e una vita tra biz e poker

Quando iniziai a seguire il calcio, lo ricordo spesso, era il 1994 e si giocavano i mondiali.

In quel mondiale, tra le grandi sorprese, ci fu la Svezia – piegatasi in semifinale al cospetto del Brasile poi campione del mondo (gli oggi pentacampeao vinsero con uno striminzito 1-0) – e in quella Svezia titolare assoluto era Tomas Brolin, duttile giocatore offensivo, autore di una delle quattro reti con cui gli scandinavi vinsero il bronzo battendo 4-0 la Bulgaria.

Biondo con gli occhi azzurri, lo ricordo con tratti efebici ma non escludo sia la mia non precisissima memoria a farelo ricordare così.

Per certo, era un punto di forza del Parma dei miracoli di inizio anni ’90: acquistato a 21 anni, forma la prima stagione (la 1990/91, con i ducali neopromossi) una importante coppia d’attacco con Alessandro Melli (realizzando diverse reti anche di testa, nonostante la statura non elevatissima) e conquista una storica prima qualificazione in Uefa.

In seguito una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa Uefa (stagione 1994/95, alzata in faccia alla Juventus campione d’Italia), prima della cessione – il 7 novembre 1995 per circa 4 milioni e mezzo di sterline – al Leeds.

Inizia così, complici problemi fisici (una caviglia sinistra che fa le bizze), il suo declino (nel 2007 un impietoso Times lo inserirà al secondo posto dei cinquanta peggiori giocatori di sempre della Premier League e in un sondaggio della BBC del 2003 verrà inserito come il peggiore del Leeds degli ultimi tempi).

Al Leeds verrà ricordato per gol fortunosi, già citati problemi fisici, equivoci tattici e un pesce d’aprile mal riuscito (in un’intervista ad una stazione televisiva svedese racconta di un suo imminente ritorno in prestito in patria – è un pesce d’aprile ma tutti gli crederanno e la notizia verrà ripresa come una vera bomba di mercato).

Per lui, in seguito, tentativi di rilancio mal riusciti: in Svizzera (allo Zurigo), nella sua Parma (dove tornerà per mezza stagione in prestito, pagando di tasca propria mezzo milione di sterline), a Saragozza (dove non gli offrono un contratto) e infine nel borgo di Croydon, a Londra, doe gioca il Crystal Palace.

Giunto come attaccante, sarà poi interprete per Attilio Lombardo, giunto per allenare la squadra (sarebbe dovuto essere il suo allenatore in seconda, in realtà): a fine stagione (è il maggio del 1998) la retrocessione e il suo addio al calcio che conta.

Ha solo 28 anni, ma Brolin decide di appendere le scarpe al chiodo, giocando un’ultima partita con l’Hudiskvalls ABK, compagine della sua cittadina, nel ruolo di portiere: 15′ senza subire reti e un addio al calcio molto particolare, nella terza serie scandinava.

Tomas Brolin oggi

Finita la propria (breve) carriera da calciatore Brolin è tornato vivere in Svezia, dandosi agli affari.

Oggi ha perso quel citato aspetto efebico, diventando più simile ad un assiduo frequentatore di pub (e chissà non lo faccia, a fianco alle sue svariate attività).

Duttile ed eclettico nel business come in campo, ha gestito un ristorante (Undici, come il suo nuero di maglia a Parma, con cucina italo-svedese), ha investito nel settore immobile e in un tipo di boccaglio per aspirapolvere.

Ha avuto un figlio, nel 2001, chiamato Sebastian (che non pare abbia seguito le orme del padre) dalla sua fidanzata di lungo corso, Susan. I due si sono separati ma sono rimasti in buoni rapporti, mentre Brolini è stato brevemente sposato (fino al divorzio nel 2006) con la ex Miss Svezia e volto tv Annika Duckmark.

Il 2006, oltre al divorzio, ha portato Brolin su un altro “campo di gioco” verde: è infatti da allora un professionista di poker sportivo.