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Finale Champions League 2022 a San Pietroburgo: cosa succede con questi venti di guerra?

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La tensione ormai alle stelle tra Russia e Ucraina, con il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk da parte di Mosca, rischia di avere ripercussioni pesanti anche nel mondo del calcio.

In caso di avvio ufficiale del conflitto russo-ucraino (che sembra sempre più vicino), la finale di Champions League potrebbe cambiare sede. Per l’ultimo atto di questa edizione, infatti, la scelta dell’UEFA era ricaduta sullo stadio di San Pietroburgo: tuttavia, ad oggi, il rischio che il 28 maggio si giochi da un’altra parte è quanto mai concreto.

Per il terzo anno di fila la UEFA si troverebbe costretta a cambiare la sede della finale di Champions League. Nel 2020 non si giocò ad Istanbul per il Covid-19, dirottando tutto su Lisbona, dove si giocarono tutte le gare dai quarti in poi; l’anno scorso la sede scelta era proprio San Pietroburgo, ma sempre a causa della pandemia avvenne lo spostamento ad Oporto.

Il premier inglese Boris Johnson ha già espresso la sua opinione: “Non ci sono chance che una Russia isolata possa ospitare una manifestazione calcistica”, le parole di Johnson, con i tabloid inglesi che avrebbero già proposto Wembley come soluzione alternativa.

Nel frattempo, da San Pietroburgo fanno sapere che i preparativi vanno avanti senza alcun cambiamento. Ma i venti di guerra soffiano sempre più forte e mettono a rischio non solo la finale di Champions, ma anche il playoff Russia-Polonia per l’accesso ai Mondiali 2022 in Qatar, in programma a Mosca il prossimo 24 marzo.