Una lunga storia nelle serie minori.
Prima solo tra i dilettanti, dal 1981 in Tercera Division (la quarta divisione iberica) e dal 2011 in Segunda Division B (il corrispettivo della serie C).
La scorsa stagione il miracolo calcistico: vincendo contro il Badajoz nella finale dei play off l’Amorebieta è riuscito a raggiungere la Segunda Division, la serie B spagnola. Per la prima volta in 96 anni di storia.
E così Amorebieta-Etxano, un paesino da 16.182 nella Biscaglia (la Provincia che ha in Bilbao il suo capoluogo), si spinge in alto come mai prima nella storia.
E lo fa seguendo il modello dell’Athletic Club: nell’Amorebieta giocano infatti soltanto giocatori nati in Euskal Herria (il Paese Basco, composto dalle province di Bizkaia, Gipuzkoa, Araba, Nafarroa, Lapurdi, Zuberoa e Nafarroa Behera) o formati in club di zona.
Proprio nel campo d’allenamento dell’Athletic Club l’Amorebieta s’è trovato quest’anno costretto a giocare, a causa dell’inadeguatezza del Campo Municipal de Urritxe di appena 3000 posti.
D’altra parte l’Amorebieta è una società che ha avuto fino alla Segunda B un budget da 685.000 euro all’anno, con stipendi per i proprio calciatori non superiori ai 1000 euro: difficile pensare ad un impianto avveneristico.
Ci sarà tanto da lottare per rimanere in serie B (ieri è arrivato il pareggio per 1-1 nel derby contro l’Eibar e sin qui sono 5 i punti conquistati in 6 gare – solo l’Alcorcon ha fatto peggio) ma ciò che è certo è che quella dell’Amorebieta rimane una storia affascinate, specie in un calcio come quello attuale – dove si parla di Superlega e di competizioni sempre più globalizzate e meno meritocratiche.