Dopo la batosta subita dalla Juventus in casa contro il Milan, i media italiani si scagliano in blocco contro Cristiano Ronaldo: il portoghese è stato di gran lunga il peggiore in campo.
Ieri sera il Milan ha affondato la Juventus con una partita perfetta sotto ogni punto di vista. Pioli ha vinto nettamente la sfida con Pirlo, mettendo meglio la squadra in campo e riuscendo a sfruttare i punti deboli di una retroguardia mai così debole negli ultimi anni. La Juventus ha perso per demerito dell’allenatore e dei giocatori in campo ed è giusto così. Ma quella di ieri è solo l’ultima di una lunga serie di partite in cui i campioni uscenti della Serie A dimostrano di non essere all’altezza del loro passato. Domenica scorsa contro l’Udinese si erano palesati gli stessi problemi e solo due lampi estemporanei di CR7 avevano salvato la baracca.
Domenica scorsa il portoghese non aveva giocato una gran partita (cosa che gli capita spesso negli ultimi tempi), ma l’aver timbrato il cartellino aveva fatto dimenticare a tutti impalpabilità dell’asso di Madeira. Un fenomeno tutto mediatico che si ripete ormai da anni, Cristiano si assenta per quasi tutta la partita, sbaglia tutto ciò che si possa sbagliare, ma alla fine segna almeno un gol e tutti si dimenticano del resto della partita. Ieri non ci sono stati nemmeno i guizzi del fu campione e quindi, vista anche l’importanza della partita, tutti si sono resi conto che CR7 non è più quello di un tempo e che le sue ambizioni di essere il migliore al mondo sono sostenute da un glorioso passato e dal favore mediatico.
L’ho scritto altre volte e lo ripeto: Cristiano Ronaldo rimane un eccezionale finalizzatore, uno degli attaccanti più pericolosi al mondo, sia per la capacità di farsi trovare in area di rigore sia per la varietà di soluzioni che possiede in fase di finalizzazione. Ciò nonostante è ormai distante dal giocatore ammirato a Manchester e Madrid e non è un caso se nel 2018, dopo aver vinto la terza Champions di fila, il Real ha deciso di lasciarlo partire. Detto questo bisogna precisare che ieri sì, Ronaldo è stato impalpabile, ma lo è stata anche la Juventus. Proprio perché a 36 anni non può più essere il calciatore che era a 20, da solo Ronaldo non può cambiare l’esito di una gara, necessita che qualcuno gli faccia pervenire palloni in area o al limite che possa girare in porta.
Ieri di palloni di questo tipo non gliene sono arrivati e per poter giocare ha deciso di abbassare il suo raggio d’azione, nel tentativo di dare lui la scossa che mancava alla Juventus. Purtroppo, però, quella scossa (salvo rare eccezioni) lui non riesce più a fornirla. Contro il Milan, dunque, Cristiano Ronaldo non ha giocato peggio del solito, semplicemente è stato ingoiato da una squadra incapace di servirlo adeguatamente in area o a campo aperto. Senza un supporto adeguato il portoghese è quello che abbiamo visto ieri.
La narrazione giornalistica di oggi, dunque, è frutto delle eccessive aspettative che si sono create attorno a questo straordinario calciatore: si pensava che a 33 anni potesse essere ancora in grado di fare da solo la differenza. E’ stato pagato come un giocatore in grado di farla, ma non gli è stato costruito attorno un progetto in grado di consentirgli di poterla fare. Tre anni dopo, con il palesarsi della fine di un ciclo terminato già prima che il cinque volte pallone d’oro arrivasse, tutti si concentrano sul fallimento di CR7. La verità è un’altra: la Juventus ha cercato di ritardare la fine di un percorso vincente aggiungendo alla squadra uno dei giocatori più forti al mondo, ma questo non è servito. Oggi questo tentativo è naufragato definitivamente e fragorosamente. La Juventus ha ancora la possibilità matematica di qualificarsi alla Champions e sono sicuro che se ci riuscisse (impresa ardua per come gioca e non per la difficolta dei prossimi impegni), magari con 5-6 gol di Ronaldo, tutti tornerebbero a parlare della decisività del fenomeno di Madeira anche se è ormai chiaro a tutti che quei tempi sono un lontano ricordo.