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Sheva si racconta: boccia la Superlega (“distruggerebbe Paesi come il mio”) e si candida per un club

Lunga intervista a Repubblica per Andriy Shevchenko, attualmente ct dell’Ucraina (parteciperà all’Europeo nel girone con Austria, Olanda e Macedonia del Nord) e – come già dichiarato e come vedremo di seguito – wannabe allenatore di club.

Sheva ha parlato del suo passato, del suo presente e del suo futuro, ma anche del futuro del calcio in assoluto.

Bocciando, come tanti colleghi, la Superlega: “Superlega? Così si distrugge il calcio, la tradizione. La formula che hanno inventato non l’ho capita. Negli Usa il modello di business è anche migliore di quelli europei. Però ci sono dei principi base: la squadra peggiore sceglie il migliore giocatore e poi non è vero che non giocano per il successo. Il calcio ha bisogno di spettacolo e lo spettacolo di soldi. Ma come ha detto Guardiola, non ha senso creare un torneo in cui rimani sempre. È un progetto presentato malissimo, distruggerebbe Paesi come il mio e tanti altri in cui sono nati grandi talenti. E sarebbe un danno verso la cultura del calcio. Il modello della Champions è stato modificato nel tempo, ma dà a tutti la possibilità di partecipare”.

Sul suo passato, da predestinato: “Primo gol in Champions a 18 anni? Se è per questo, a 15 anni con la Dynamo giocai un torneo giovanile vicino a Milano. Visitammo San Siro e pensai: io qui ci tornerò”.

Mentre sul futuro e sulla possibilità di allenare un club: “Sì. Mi diverto, serve energia. Non mi chieda dove, ma vorrei un club di livello internazionale”.

Tornando al calcio attuale, una battuta sul pallone d’oro: “Lo darei a Mbappé. È troppo più forte. È imprendibile, a sinistra, a destra e in area, fiuta gli spazi. Ha rapidità, dinamismo, attira l’avversario, ha la scintilla, è elegante. E migliorerà, ha sentito presto l’inno della Champions”.

Mentre sul suo Milan: “Quando competi per vincere tutto, la scala in cima si restringe. Il successo del Milan nasceva dalle personalità: tanti di noi hanno avuto successo, da dirigenti, allenatori, presidenti, politici”.

Tra i dirigenti, non si può non pensare a capitano Paolo Maldini, attualmente nel suo Milan.

Un Milan che vive una flessione: “Dieci anni fa avrei detto che era impossibile, ma tante cose sono successe, a cominciare dalla vendita di Silvio Berlusconi. Spero per i tifosi che l’assenza sia finita. Maldini? Ci sentiamo spesso. Il suo lavoro da dt è ottimo. La competitività nel calcio italiano è alta: l’Inter ha fatto la differenza anche perché la Juventus è calata. È un campionato equilibratissimo”.