Una vita alla Juventus, tranne due brevi parentesi ad inizio carriera con le casacche del Salvona e del Palermo (il suo Palermo, essendo lui nato nel capoluogo siciliano). Otto scudetti in bianconero a cavallo di due decenni e anche la presenza in rosa nel mondiale 1970 che vide l’Italia arrivare seconda.
In quella Italia c’era Albertosi, di cui parlammo qualche giorno fa per il problema ad accedere al vaccino e parliamo di Giuseppe Furino per motivi relazionati al maledetto covid.
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Come raccontato al Corriere della Sera, l’ex capitano bianconero (ha indossato la fascia da capitano della Juventus tra il 1976 e il 1983) ha perso la moglie a causa del coronavirus ed in qualche forma si sente colpevole per l’accaduto: “Mia moglie Irene è morta a causa del Covid. Purtroppo credo di avere fatto da untore, portando a casa il virus“.
Furino ha quindi aggiunto, in merito all’accaduto (la moglie Irene Vercellini, ex consigliere comunale di Moncalieri – in provincia di Torino – è morta una settimana fa, a 74 anni): “Sono davvero frastornato, è accaduto tutto troppo in fretta. Ci ha preso tutti, in famiglia. Ma mentre noi guarivamo lei cominciava ad avere seri problemi di saturazione. Da quando è stata ricoverata non l’ho più vista. Non dimenticherò mai questo dolore tremendo“.
In un’intervista recente, Furino ha raccontato di quando dovette cambiare casa a causa di un’altra epidemia: “Ci furono dei casi di tifo in Campania, nel paese di mio padre, dalle parti di Nola. Andai a vivere per un anno dai miei nonni materni a Ustica. Avevo tre o quatto anni. A Ustica ho vissuto le estati fino a quando avevo 24-25 anni. Ultimamente mi sono allontanato ma l’affetto per questa terra è intatto. Ustica è dentro di me”.